Scienza, Omeopatia e Fedi

Photo by Artem Maltsev on Unsplash
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Nel Post precedente ho accennato all’Omeopatia, più come spunto per parlare di altro che con la reale intenzione di parlare della sua validità o meno. Vic e PG hanno fatto commenti, piuttosto vivaci direi, su questo secondo aspetto. Visto che non sono d’accordo con la loro visione della faccenda provo a dire quello che penso a riguardo.

ciarlatani

La critica più forte che viene fatta all’Omeopatia, come a tutte le Medicine Alternative è quella di sfruttare l’ingenuità delle persone per propinare tecniche di guarigione che non guariscono o, guariscono quello che si sarebbe comunque messo a posto da solo o con un miglioramento dovuto all’effetto placebo. Questo in contrasto con la Medicina Ufficiale che cura secondo pratiche sancite come valide dalla comunità medico scientifica.

Se la guardiamo in questi termini la validità di un sistema rispetto all’altro risiede nell’affidabilità dell’ente che sancisce quali cure sono efficaci e quali no.

Proverò a parlare anche della validità oggettiva della Medicina, e di quello che la Scienza può effettivamente dire di sapere o non sapere, in generale e in particolare sul funzionamento del corpo umano. Ma ci tengo a far notare qui che non stiamo parlando di quello. Chi giudica se una pratica medica è da considerarsi lecita o meno non è un’oggettività scientifica. Chi giudica sono istituzioni umane, con interessi economici, politici, di ambizioni personali, di rivalità con altre istituzioni. Siamo né più né meno sullo stesso livello delle leggi. Le decisioni sono prese in gran parte in base ai rapporti di forza tra le parti.

Ma guardiamo più da vicino i vari aspetti.

guariscono ?

I medici tradizionali guariscono ?

Se mi fratturo una gamba o mi viene una polmonite o peggio, sicuramente non vado da un omeopata. Vado da un dottore, faccio le analisi del caso e seguo le cure. E sono anche contento che esista un organismo che si è assunto il compito di verificare che i farmaci che mi danno siano appropriati e non facciano danni eccessivi. Questo per premettere in chiaro che non voglio buttare merda sulla medicina ufficiale o sulla classe medica e neanche sulle istituzioni legali che governano il loro agire.

Detto questo ci sono parecchie patologie rispetto alle quali la Medicina sembra dover fare ancora molti passi avanti.

Visto che questo è il mio blog personale e sto parlando di una mia opinione voglio citare un caso personale. Da qualche mese ho un problema a un occhio, un opacità del vitreo, farfalle nere che svolazzano e rendono la visione fastidiosa, il tutto, a volte, accompagnato da lampi di luce a fronte di movimenti bruschi.

Sono andato da un oculista. A pagamento perché prenotando col servizio sanitario nazionale si andava troppo per le lunghe. Visita non conclusiva, serviva un esame della retina. Fatto a pagamento anche questo, sempre per i tempi lunghi. Di nuovo visita e il responso è stato che non c’era distacco della retina, sulla causa dei lampi la risposta è stato qualche borbottio indistinto, il problema delle farfalle volanti liquidato con un “deve bere tanto”.

Nessun accenno al perché due problemi a suo dire slegati si siano presentati nello stesso momento. Nessun accenno a una possibile causa sistemica del problema, una patologia di altri organi o mentale che finisce per manifestarsi sull’occhio prima che da altre parti.

Dopo aver bevuto per due mesi un sacco di acqua e averne tratto scarso giovamento sono partito per il Camino de Santiago. Il problema è completamente scomparso nei primi giorni e me n’ero completamente dimenticato. Ora che son tornato da qualche settimana accenna a ripresentarsi.

Da tutto questo mi viene da estrarre una serie di dubbi:

  • Magari questo medico non era abbastanza competente. Cosa dovrei fare ? Provarne un altro ? Devo provarli tutti ? Le istituzioni che dichiarano ciarlatani gli omeopati non dovrebbero bacchettare sulle mani anche i medici incapaci e indicarmi quelli bravi ?
  • Sul Camino accadono veramente i miracoli ?
  • Ha davvero fondamento il proverbio “Nasciamo tutti con due dottori: la gamba destra e la gamba sinistra” ?
  • Non è che il problema è proprio l’esistenza degli specialisti ? O che questi prima, o oltre, il cercare malfunzionamenti degli organi di cui sono più esperti dovrebbero ipotizzare anche problemi generali, non escludendo quelli psicologici. Insomma i medici tradizionali non dovrebbe imparare dagli omeopati a essere più olistici ?
  • Non è che la medicina è capace di curare solo le malattia gravi ? Quelle in cui anche un intervento grossolano e con side effects notevoli sull’organismo è preferibile a tenersi il problema ?
  • Non è che la medicina non ha capito molto del funzionamento del corpo umano ? Soprattutto delle interazioni tra corpo e mente ? E se è così ha davvero il diritto di ergersi a giudice di chi cerca strade parallele ?

le medicine alternative guariscono ?

Non ho grandi aneddoti da citare a questo proposito. Mi sono rivolto a guaritori non ufficiali in svariate occasioni per problemi minori e devo dire di averne sempre tratto giovamento, se non altro perché ho sempre trovato persone che ti trattavano come un essere completo non come un lego in cui cercare il mattoncino rotto. La guarigione può essere stata frutto di effetto placebo, non lo so. Ma se così fosse non è una cosa che anche la medicina ufficiale dovrebbe imparare ad usare ? Se l’effetto placebo guarisce non dovrebbe essere studiato e usato ?

il ruolo della scienza

La Scienza come la intendiamo oggi nasce nel 1500 da un profondo atto di umiltà dell’essere umano. Nasce dall’avere qualcuno finalmente ammesso che non sapevamo niente e che dovevamo costruire il sapere partendo dall’osservazione dei fenomeni, dalla formulazione di ipotesi che le spiegassero e prove empiriche che confermassero o smentissero queste ipotesi.

Può questo processo avere una fine ? Può arrivare un momento in cui dichiareremo di aver compreso tutto ? Qualcuno è convinto di sì, ma si tratta di una Fede, non di un’evidenza scientifica. E se non è così, o finché non sia così, finché non si arrivi a dar conto di tutto, quanto possiamo considerare certo di quello che abbiamo imparato ? Non dobbiamo essere sempre pronti a buttar via tutte le conoscenze acquisite perché un fatto nuovo mette in crisi l’intera struttura ? Non è successa una cosa del genere con Einstein rispetto alla fisica Newtoniana ?

Davvero la Scienza può affermare che una determinata spiegazione di un fenomeno non può essere vera ? O non si deve limitare a dire per quanto ne sappiamo oggi non è dimostrabile ? E se è così non assume un peso rilevante nella costruzione del castello di sapere, che di fatto governa le vite di tutti, come viene deciso quali fenomeni indagare ?

Ho la sensazione che il nocciolo della questione stia davvero qui.

In uno dei libri di Harari si accenna al problema facendo l’esempio di un ricercatore che voglia studiare la sofferenza degli animali (purtroppo non dei sassi Vic 😂). Questo ricercatore non riceverà mai un finanziamento. Quello che può fare è presentare la sua ricerca facendo notare che la sofferenza degli animali ha un impatto diretto sulla produttività degli allevamenti.

Rupert Sheldrake

The Science Delusion di Rupert Sheldrake (in italiano è uscito col titolo Le illusioni della scienza ) è pieno di esempi di questo tipo. È un libro che dovreste assolutamente leggere se condividete una fede cieca nella Scienza.

È un libro scritto da uno scienziato, un biologo con importanti ricerche e scoperte alle spalle, che critica la Scienza dall’interno, in nome della Scienza stessa. Fa notare i molti dogmi di cui la comunità scientifica è pervasa, dogmi che derivano da filosofie materialiste del XIX secolo e che l’autore vorrebbe trasformare in domande da sottoporre a verifica con il metodo scientifico stesso. Le domande, una per capitolo, sono: “La natura è meccanica ?”, “La quantità totale di materia ed energia è sempre la stessa?”, “Le leggi della natura sono costanti?”, “La materia è priva di coscienza?” (Vic 😜), “La natura è priva di obiettivi?”, “Tutta l’eredità biologica è materiale?”, “I ricordi sono conservati come tracce materiali?”, “Il pensiero è confinato nel cervello?”, “I fenomeni psichici sono illusori?”.

Il capitolo 10, intitolato “La medicina meccanicistica è l’unica che funziona davvero?” È completamente dedicato all’oggetto di questo post, ne faccio una breve sintesi.

autoguarigione e igiene pubblica

Animali e piante hanno sviluppato da millenni meccanismi di autoguarigione, e che anche l’essere umano sia dotato di questa capacità è noto da secoli. Gli ateniesi, cinquecento anni prima di cristo, ma anche arabi e cinesi usavano pratiche molto simili ai vaccini odierni per prevenire epidemie.

I grandi successi della medicina nel XIX sono dovuti al miglioramento delle condizioni igieniche a fronte anche della scoperta dell’esistenza dei germi da parte di Pasteur. Nè questa scoperta ne le pratiche igieniche e le vaccinazioni derivavano dalla teoria meccanicistica della vita e dalla concezione materialistica del mondo.

penicillina e farmaci

La scoperta della penicillina è stato un evento casuale e inaspettato, non frutto di una ricerca mirata. Le capacità curative delle piante officinali sono note da secoli e il 70 per cento dei medicinali odierni è basato sui principi attivi delle piante, derivati da fonti naturali o sintetizzate in laboratorio. La restante parte dei medicinali è prodotta per tentativi. Si prendono sostanze più o meno a caso e si testa il loro effetto sulle cellule e, in caso di effetti interessanti, successivamente su organismi più complessi, fino alla sperimentazione sugli umani.

Benché si siano spesi ingenti capitali in ricerche tese a scoprire nuovi farmaci sulla base della comprensione dei genomi e dei dettagli molecolari delle cellule i risultati sono stati molto deludenti.

I nostri farmaci non derivano dalla conoscenza che la medicina ha del corpo umano.

Le case farmaceutiche spendono tantissimo in pubblicità e promozione, per far apparire i propri farmaci più sicuri ed efficaci di quanto non siano in realtà, compreso in molti casi il fenomeno del ghostwriting, articoli scientifici firmati da scienziati pagati, ma in realtà scritti dalle case farmaceutiche stesse (l’autore cita uno scandalo della DesignWrite e della casa farmaceutica Wyeth).

Le case farmaceutiche spendono tantissimo in lobbying (900 milioni di dollari tra il 1998 e il 2004). Molti enti regolatori sono finanziati dalle case farmaceutiche che dovrebbero controllare.

effetto placebo

Il successo di un farmaco o di una terapia è notevolmente influenzato dalle aspettative sia del paziente che del terapeuta. Per questo motivo gli esperimenti in questi campi avvengono in condizioni di cecità, in cui né i medici, né i pazienti sanno chi assume il farmaco e chi il placebo.

Il sistema a doppio cieco ha dei limiti, per esempio nel caso in cui il farmaco abbia dei forti effetti collaterali. In questi casi i pazienti a cui è stato dato il placebo vengono facilmente smascherati dall’assenza di questi effetti (i test del Prozac hanno evidenziato questo problema, ad esempio. L’indagine sui dati della ricerca, pubblicati su imposizione di un tribunale dalla Ely Lilly sembrano dimostrare che il Prozac non fosse meglio del placebo).

L’effetto placebo funziona non solo per i farmaci, ma anche nel caso di finte operazioni chirurgiche (test effettuati negli anni cinquanta nei casi di angina).

Per molti anni, la maggior parte dei ricercatori in campo medico ha considerato le risposte placebo come un’irritante complicazione degli studi clinici, un intralcio nella ricerca delle vere cure. L’atteggiamento però sta cambiando: la risposta placebo mostra che le credenze e le speranze dei pazienti hanno una parte importante nel processo di guarigione.

L’impatto di un trattamento collaudato è sempre rafforzato dall’effetto placebo. Non solo il trattamento darà un beneficio standard, ma avrà anche un beneficio aggiunto, perché il paziente si aspetta che la cura sia efficace. I migliori dottori sfruttano appieno l’impatto placebo, mentre i peggiori aggiungono solo un minimo rafforzamento placebo alle loro cure.

Nel 2009, si è scoperto che le risposte placebo stavano aumentando, in particolare negli Stati Uniti. Negli studi clinici, sono sempre meno numerosi i farmaci che battono i placebo. In altre parole, è cresciuto il numero dei farmaci che non superano i trial clinici, il che provoca gravi problemi alle case farmaceutiche.

Se il materialismo fosse un fondamento adeguato per la medicina, le risposte placebo non dovrebbero verificarsi. Il fatto che invece si verifichino mostra che le credenze e le speranze delle persone possono avere effetti positivi sulla loro salute e la loro guarigione. Viceversa, disperazione e senso di impotenza possono avere effetti negativi. Esiste addirittura un campo di ricerca dedicato a questo tema, la psiconeuroimmunologia. Stress, ansia e depressione sopprimono l’attività del sistema immunitario e lo rendono meno in grado di resistere alle malattie e di inibire la crescita di cellule tumorali. Perciò le persone ansiose o depresse hanno maggiori probabilità di ammalarsi o di contrarre un cancro. Le risposte placebo dicono che salute e malattia non sono solo questione di fisica e chimica, ma dipendono anche da speranze, significati e credenze. Le risposte placebo sono parte integrante della guarigione.

(Sheldrake, Rupert. Le illusioni della scienza (Italian Edition) . Feltrinelli Editore.)

ipnosi, verruche e stili di vita

L’autore qui passa in rassegna vari casi in cui si evidenziano effetti fisici, come la cura delle verruche ottenuti attraverso l’ipnosi o pratiche simili.

Prende poi in considerazione altri fattori che influenzano la salute, come le motivazioni, gli atteggiamenti e i fattori sociali. Le persone che hanno credenze religiose, che hanno una rete di parenti o amici o animali domestici godono di una salute migliore.

terapie alternative

Si parla principalmente di agopuntura, una pratica inspiegabile dal punto di vista scientifico e che ha al suo attivo parecchi successi. Non è testabile in doppio cieco (non si possono usare aghi finti 😁).

ricerca comparata di efficacia e conclusioni

L’autore qui propone come alternativa, o in aggiunta, al doppio cieco un sistema per confrontare l’efficacia di cure diverse per una data malattia. Riporto qualche paragrafo significativo.

Immaginatevi, per esempio, che l’omeopatia risulti il trattamento migliore per l’herpes labiale. Gli scettici sosterrebbero che sarebbe solo grazie al fatto che l’omeopatia ha un effetto placebo più forte delle altre cure. Ma se l’omeopatia liberasse effettivamente una risposta placebo maggiore, questo sarebbe un pregio, non uno svantaggio. L’omeopatia funzionerebbe davvero e probabilmente sarebbe anche meno costosa.

Uno dei problemi della medicina meccanicista è la sua visione a tunnel, con la sua ossessione per i metodi chimici e chirurgici e con l’esclusione di tutti gli altri. Per decenni, la concezione materialista del mondo ha plasmato il modo in cui si insegna medicina nelle università, ha sbilanciato il finanziamento della ricerca medica e ha dato forma alle politiche dei servizi sanitari nazionali e delle compagnie di assicurazione private. Nel frattempo la medicina è diventata ancora più costosa. La ricerca sull’efficacia comparata può portare a un sistema di medicina realmente basato sulle prove, che includerebbe, anziché escludere, terapie che non sono coerenti con il sistema di credenze materialista.

Al momento abbiamo un sistema medico ufficiale finanziato dallo Stato che è costoso, restrittivo e fortemente influenzato dalle grandi case farmaceutiche, la cui preoccupazione principale è quella di fare grandi profitti. Questo sistema ha avuto un successo spettacolare, ma la maggior parte dei suoi progressi si è verificata prima degli anni Ottanta. Il ritmo dell’innovazione va rallentando e la maggior parte delle promesse della medicina genetica e della biotecnologia restano inadempiute. Nel frattempo i costi delle cure e della ricerca aumentano.

Se il monopolio del materialismo sponsorizzato dallo Stato fosse meno forte, la ricerca scientifica e clinica potrebbe considerare il ruolo di credenze, fedi, speranze, paure e influenze sociali sulla salute e sulla guarigione. Si potranno confrontare i sistemi di terapia sulla base della loro efficacia e le persone potranno scegliere quello che, probabilmente, funzionerà meglio per loro, con l’aiuto di consiglieri informati. Dieta, esercizio fisico e programmi di medicina preventiva si potranno a loro volta confrontare sulla base della loro efficacia. La natura delle risposte placebo e il potere della mente potranno diventare campi di ricerca validi, come gli effetti della preghiera, della meditazione e di altre pratiche spirituali. Un sistema medico integrativo darebbe alle persone la possibilità di condurre una vita più sana. Medici e pazienti potrebbero diventare più consapevoli della capacità innata del corpo di guarirsi e potrebbero riconoscere l’importanza della speranza e della fede. Si potrebbe chiedere a un maggior numero di persone come preferirebbe morire, se a casa, in una casa di riposo o in un reparto di terapia intensiva. Un approccio integrativo alla medicina farebbe affidamento sugli enormi progressi degli ultimi due secoli e li includerebbe in una forma più aperta di medicina, che potrebbe essere più efficace e costare meno.

(Sheldrake, Rupert. Le illusioni della scienza (Italian Edition) . Feltrinelli Editore.)

Piccoli Schrödinger crescono: il credente e l’Option<T>

È che volevo scrivere di linguaggi di programmazione, stavo raccogliendo materiale mentale per il prossimo post di quella serie, ma è anche Pasqua … insomma, mi si sono incasinati i concetti e ne è venuta fuori una cosa tecno religiosa.

Dallo spaghetti like programming all’Option<T>

Stavo riflettendo su questo Option<T>. È una piccola perla apparsa in linguaggi di programmazione piuttosto recenti 1. E’ un modo di gestire l’incertezza. Giusto un esempio, per capirsi. Supponete di dover scrivere un programma che regola un termostato, quello che deve fare è semplice: leggere la temperatura da un sensore, confrontarla con la temperatura impostata dall’utente e accendere o spegnere la caldaia in funzione del risultato del confronto. Ma nel mondo reale niente va come previsto: il sensore di temperatura potrebbe essere difettoso, ad esempio, o rotto o non esserci proprio, e il nostro povero programma il valore della temperatura potrebbe non riceverlo. È necessario quindi un controllo e questo controllo porta a diramazioni. In pratica ad ogni passo il programma dovrebbe chiedersi se tutto sta andando come previsto e, eventualmente, prendere direzioni diverse. In breve diventa illeggibile per i troppi rami di cui tenere conto.

Così nasce l’Option<T>. Si tratta semplicemente di una scatola che può contenere un valore oppure no. Ma questa scatola può essere usata per fare operazioni. Ad esempio posso prendere la scatola “Option<temperatura>”, che contiene il valore del sensore oppure no, e confrontarla con un 20 gradi e produrre la scatola “Option<accendi-o-spegni-la-caldaia>” e quest’ultima può essere vuota o contenere l’azione da fare. Alla fine posso aprire la scatola e se è piena eseguire l’azione. Se è vuota dico “pazienza” e magari segnalo la cosa a qualcuno.

Insomma l’informatica impara a lavorare con l’incertezza.

Io credo che sarebbe sano applicare un principio analogo all’esistenza di Dio.

Non c’è nessun modo, per un essere umano, di stabilire con certezza né che Dio esista né che non esista. È una scatola chiusa, che non apriremo noi. Forzarne l’apertura, e pronunciarsi sul suo contenuto, si chiama fanatismo. Possiamo decidere che sia piena o che sia vuota, ma in ogni caso stiamo facendo una scemenza: non era in nostro potere pronunciarci. Aprire la scatola è cercare la rissa, è cercare un gruppo di cui sentirsi parte o qualcuno di parte opposta da combattere.

Il punto è che siamo tutti pazzi

Ci presentiamo all’esterno come un’unica persona, anzi, come una personalità, un’astrazione di persona, quasi definita a tavolino, ma all’interno siamo vulcani in piena attività, arene su cui decine di pulsioni, esigenze, abitudini, paure, dipendenze, lottano per prendere il sopravvento e prendere la decisione del momento presente. Ma la nostra vita sociale non sarebbe possibile se ognuno di noi non proiettasse all’esterno una facciata coerente, stabile, affidabile. Abbiamo bisogno di catalogare gli altri, ridurli a concetti gestibili, e perché sia possibile gli altri devono presentarsi a noi (e di conseguenza noi a loro) con un avatar prevedibile, affidabile, coerente.

L’ipocrisia, come il pettegolezzo, non sono difetti in sé, hanno una precisa funzione nella costruzione della società, ma è importante mettere a fuoco questa loro funzione e non esserne vittime noi stessi. Invece spesso cadiamo nell’equivoco di credere di essere davvero questa finzione che costruiamo ad uso sociale: no, noi siamo altro, ben più complessi e imprevedibili di quello che vogliamo far credere.

La scatola del dubbio

Il problema, riguardo alle nostre convinzioni più profonde e’ che vogliamo inserirle in questo profilo pubblico, quello con cui ci presentiamo agli altri: vogliamo dire “io sono cristiano”, “io sono buddista”, “io sono ateo” per poter far parte di quel particolare gruppo: fingiamo di conoscere il contenuto della scatola, ma di fatto, razionalmente, nessuno può farlo.

Potremmo fare tutto quello che facciamo o non facciamo, potremmo fare del bene o fare del male, impegnare il nostro tempo approfondendo temi filosofici e religiosi o ubriacarci alla follia conservando la nostra sana dose di dubbio.

L’essenza del fatto religioso appartiene al vulcano, al tumulto interiore che processa senza sosta emozioni e ogni tanto fa affiorare alla coscienza l’aver notato qualche “coincidenza” importante, qualche eco di un assoluto che ci parla, la filigrana di un disegno di cui, per un attimo ci sentiamo parte. E tutto questo avviene all’interno della scatola del dubbio, non abbiamo bisogno di aprirla.

Secondo me fingere di conoscere il contenuto della scatola Option<Dio> e’ follia non solo per i Gentili, come diceva Paolo di Tarso, ma anche per i credenti.

Buona Pasqua.

(P.S. Il roveto ardente della foto è solo quello su cui ho appena grigliato le costine.)

  1. Ce l’hanno, ad esempio, Scala e Rust, in Swift si chiama Optional, ma e’ la stessa cosa.