Lorca

Sono qui che parlo con Jose Ramon, mentre aspetto che si liberi il bagno del mio piano per fare una doccia. Jose Ramon sta cucinando un guanciale arrosto con patate. L’odore è buono, ma io non lo assaggerò: ho ordinato prosciutto e melone e spaghetti alla bolognesa (sic).

In stanza sono con Giuseppe. Non credo si chiami davvero così, gli altri italiani lo chiamano Giuseppe, ma è del Michigan e fa l’infermiere. Viaggia con un amico dominicano.

Ci sono altri italiani, un ragazzo vicentino e due signore milanesi.

L’ albergue è piccolo, ospita 12 persone in 3 stanze. Jose Ramon e sua moglie, giapponese credo, gestiscono e cucinano. Bene, tra l’altro. Il ragù alla bolognese non era male e gli spaghetti cotti al dente. L’unica cosa poco da ristorante italiano era la quantità: porzioni da almeno due etti e mezzo. Mangiati tutti.

Il viaggio

Siamo partiti abbastanza presto da Uterga. Pioveva, e ha continuato tutto il giorno, fin verso le tre. Ma ormai all’acqua e al fango per terra sono abituato.

Siamo arrivati in un attimo a Puente La Reina, una cittadina più grande dei paesini incontrati fin qui, e molto caruccia. Con un bel ponte del XI secolo sul Rio Arga, lo stesso che arriva a Pamplona.

Abbiamo incrociato diverse persone viste nei giorni scorsi. Quelli che avevano già fatto il cammino, diversi lo fanno più volte, si sono diretti senza esitazione verso una particolare panetteria con fama di essere molto buona.

Abbiamo ripetuto la colazione ( la prima, inclusa nel costo dell’albergue di Uterga era più che altro simbolica), comunque sì, oggi ho mangiato parecchio.

Il cammino da Uterga a Lorna è splendido.

Siamo passati, ad un certo punto, in un posto in cui un ragazzo, dall’aria mezzo fatta, ha allestito un punto di ristoro per i pellegrini. Panchine, tavolini, tavolino con frutta, caffè caldo, bibite varie. Tutto disponibile per chiunque passi. Chiede un offerta.

Prima di Lorca diversi villaggi fantasmi. Ben tenuti ma non si vede nessuno per strada.

ritmi

É sorprendente la velocità a cui ci si abitua a ritmi nuovi , anche molto diversi da quelli abituali. Le gambe ormai ritengono normale camminare per diverse ore al giorno, non si lamentano più di tanto. Il disordine implicito del viaggiare con la roba in uno zaino assume piano piano qualche contorno di razionalità. I varipezzi cominciano ad avere un proprio posto e li ritrovo facilmente.

Le abitudini mattutine e serali, la serie di gesti che fai arrivato all’ albergue e quando ti prepari a ripartire, diventano la nuova normalità.

paesaggi

Una delle cose più belle sono i paesaggi. Credo che le foto, almeno le mie, non riescano a rendere l’idea. Questo continuo saliscendi tra le colline li crea continuamente. La camminata è un film di belle immagini. Forse il tempo instabile di questi giorni li rende ancora più belli.

foto

Molti paesini si ingegnano a segnalare il Camino mentre li attraversi. A Òbanos usano queste conchiglie per terra.
Molti paesini si ingegnano a segnalare il Camino mentre li attraversi. A Òbanos usano queste conchiglie per terra.
Un albergue su un albero a Puente La Reina
Un albergue su un albero a Puente La Reina
Il campanile di una chiesa a Puente La Reina. Davanti all’alberello di sinistra c’è una cicogna.
Il campanile di una chiesa a Puente La Reina. Davanti all’alberello di sinistra c’è una cicogna.
Il ponte della regina
Il ponte della regina
679 km a Santiago
679 km a Santiago
Nel mezzo del Camino
Nel mezzo del Camino
Lumaca in cammino
Lumaca in cammino
Grossi oggi era una sequenza di passaggi così, una collina dietro l’altra.
Grossi oggi era una sequenza di passaggi così, una collina dietro l’altra.

Uterga (I cheated)

Oggi doveva essere la giornata di tranquillo riposo. Quella in cui si gira per Pamplona e si dorme nelle vicinanze, alla fine non è andata così.

pinchos

Il giro per Pamplona l’abbiamo fatto. Sono ancora con Connie, la danese. Ormai mi sa che, se non bisticciamo prima, arriviamo a Santiago insieme.

Siamo andati all’ufficio del turismo a chiedere cartine e informazioni su cosa vedere, ma non sembravano molto entusiasti di nessuna cosa da farci vedere, per cui abbiamo girato alacaz, nella città comunque.

Abbiamo trovato un ufficio postale in cui ho spedito a casa qualche indumento che avevo di troppo, spero di non pentirmene: sui monti più avanti sta nevicando, ma per quando ci arrivo io dovrebbe essere un po’ più caldo, e, in ogni caso più di tante cose addosso uno non si può mettere.

Lo zaino si è alleggerito di un chilo e mezzo, ed è già un’altra cosa.

Abbiamo mangiato i pinchos, che sono come le tapas, ma un po’ più grandi.

Alla fine abbiamo deciso che potevamo anche farci quattro chilometri di Camino e dormire a Cizuz Menor, che è tipo il Grugliasco di Pamplona.

il Camino in Pamplona

Seguire il Camino dentro la città è molto bello. Tutto il percorso è segnato con questi dischetti metallici con su il simbolo del Camino attaccati al terreno. Non ci si dovrebbe poter perdere. Io ci riesco. Ogni tanto devo usare l’app Camino Ninja per ritrovare i cerchietti.

Si attraversa una serie di parchi molto belli e quasi tutti quelli che incontri ti dicono “Buen Camino”. Il pellegrino turista è visto qui come qualcosa di normale, ma anche degno di rispetto. Ti guardano con quella faccia da “un giorno lo faccio anch’io”.

Sono passato davanti a un cane che abbaiava ferocemente nella mia direzione e la ragazza che c’era attaccata cercava di calmarlo chiamandolo “Nala”. Le ho detto che ho avuto anch’io un cane con quel nome e me l’ha portato vicino per accarezzarlo. Dopo le coccole, mentre mi allontanavo, ha ri-iniziato ad abbaiare.

Cizuz Menor

Ci siamo arrivati tutto sommato abbastanza facilmente. A un certo punto i cerchietti magici finiscono e capisci che sei fuori dalla città.

Comunque c’è da salire e si arriva piuttosto stanchi, per cui quando ho telefonato a uno dei due albergue del posto e la tipa mi ha detto che in questa stagione lì era tutto chiuso ci è venuto un briciolo di depressione.

Il posto più vicino in cui trovare un altro albergue era Utrega, a 12 km di distanza, con un’altura di 800 metri in mezzo. Insomma tre o quattro ore di camminata. Erano le tre del pomeriggio e non ce la sentivamo.

Le opzioni erano dormire sotto il portico di una chiesa (stanotte piove) o chiamare un taxi. La Connie preteriva la prima opzione, così siamo andati a vedere da vicino l’unica chiesa del paesino. Il portico era circondato da una cancellata chiusa a chiave. Mi sa che qui non amano molto i barboni e i pellegrini poco turistici.

Intanto sono arrivate due ragazze tedesche. Una molto efficiente, vista la situazione, ha chiamato il taxi. Mentre aspettavamo ne sono arrivate altre due, olandesi questa volta.

Alla fine abbiamo preso il taxi in 6, e ora siamo a Uterga.

Mi spiace essermi perso le statue stilizzate dei pellegrini in cima al monte, ma era lo scotto da pagare.

No, abbiamo pagato anche il taxi: 5 euro cada persona.

Uterga

Siamo all’Albergue Casa Batzán. Le due tedesche antipatichette hanno scelto l’altro albergue del paese. Le olandesi sono venute qui. Hanno solo due settimane di tempo, per cui non faranno tutto il cammino.

Posticino molto accogliente, 15 euro compresa la colazione. 5 euro per un panino a cena. C’era anche un piatto completo a 12, ma avevo ancora i pinchos sullo stomaco.

Bagni perfetti, due lavatrici e una asciugatrice. 5 euro per usare entrambe. E senza code.

Può ospitare 24 persone. Ora è quasi pieno e ho visto solo altri due uomini. Il Camino sembra davvero una cosa da donne.

foto

Una statua dedicata a Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei gesuiti. Avendo fatto la prima elementare da loro mi ha toccato vederla.
Una statua dedicata a Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei gesuiti. Avendo fatto la prima elementare da loro mi ha toccato vederla.
Una fontana in una piazza a Pamplona
Una fontana in una piazza a Pamplona
Un campo di colza appena fuori Pamplona
Un campo di colza appena fuori Pamplona
Un pincho con crema di asparagi, un uovo che ci bala dentro ricoperto di cipolle e pancetta. Buonissimo.
Un pincho con crema di asparagi, un uovo che ci balla dentro ricoperto di cipolle e pancetta. Buonissimo.
Le ragazze che salgono sul taxi
Le ragazze che salgono sul taxi
Il giardinetto dell‘albergue
Il giardinetto dell‘albergue
Il dormitorio
Il dormitorio

Pamplona

Sono arrivato a Pamplona stanco morto e coi polpaccio doloranti.

percorso

Stradine piene di fango, anche se oggi il tempo era bello. In teoria doveva essere una tappa facile, solo 21 km. Ma sono tutti un saliscendi con pendenze spesso decise, e strade, spesso, molto accidentate. Non faccio più di 3 km all’ora. Tra cibo e riposini vari sono arrivato alle 6:30. Ma sono partito molto tardi: stamattina mi sono accorto che i calzini che avevo lavato e asciugato ieri erano ancora bagnati, per cui ho dovuto fare un altro giro di coda asciugatrice (oltre a cacciare altri 3 euro).

A parte la stanchezza tutto molto bello. Il cammino tra Zubiri e Pamplona scorre lungo un fiume gonfio d’acqua, tra boschi e colline molto beli.

I pochi paesini che si attraversano sembrano città fantasma, non si vede quasi anima viva e le case sono tutte sprangate.

A Larrasoana, che è circa a metà del percorso è segnato sulle guide un posto per mangiare, oltre a vari per dormire, ma era tutto chiuso.

Pamplona

Si entra nella grande città quasi senza accorgersene. Il nome è quello di un’ altra località, ma siamo chiaramente in un quartiere periferico di Pamplona. In mezzo a un parco c’è un albergue municipal con scritto completo, ma sembra più che altro chiuso. Chiedo spiegazioni al bar di fianco e una ragazza decisamente ubriaca mi parla di una grande festa.

Gli albergue veri sono più in là, nel centro racchiuso dalle mura di una fortificazione antica.

Quello in cui sono finito è un’altra struttura enorme. Può ospitare 122 persone e credo sia quasi pieno. É realizzato all’interno di quella che sembra essere una vecchia chiesa (l’albergo si chiama Iglesia de Jesùs e Maria).

I compagni di bugigattolo sono una coppia di portoricani e uno spagnolo, di Burgos, che domani va da qui a Roncisvalle in bus per iniziare il cammino.

pellegrini

Sono diversi giorni che incrocio lo stesso insieme di persone lungo la strada. Mi sorpassano, si fermano più avanti e li supero io. In genere sono brevi saluti. “Hola”, “Buen Camino”. Ogni tanto si fanno due chiacchiere più lunghe. Oggi una coppia di australiani mi raccontava che lei (ha settant’anni) è la settima volta che fa il cammino francese, lui, un po’ più giovane, lo sta facendo per la quarta volta. Vengono qui, dopo aver provato diversi altri cammini in giro per il mondo perché trovano che è l’unico posto in cui puoi camminare sapendo che quando ti stanchi e vuoi fermarti a dormire troverai qualcosa a un prezzo accettabile nel raggio di pochi km.

zaino

Pesa troppo. All’ufficio del turismo di Roncisvalle risultavano 12 chili. Non è tanto la fatica di portarlo quanto l’effetto che ha sulle gambe a fine giornata. Domani devo liberarmi in qualche modo delle cose superflue.

mattino

Notte quasi insonne. La pessima approssimazione di Cesar Salad mangiata alla sera non ne voleva sapere di andare giù. Bello svegliarsi e vedere il soffitto di una chiesa.

Alle sei cominciano a suonare sveglie, ma la gente comincia ad alzarsi mezz’ora dopo.

Per le otto ti buttano fuori dall’albergue. Ora sono in Plaza de Castillo, l’unico posto abbastanza ampio perché il sole basso raggiunga qualche panchina. Cercherò un altro albergue in città per stanotte. Non so se ti riaccetterebbero nello stesso: i pellegrini devono camminare di giorno. Non sono neanche sicuro si possa fermarsi nella stessa città, lo scoprirò. Alla peggio trovo un posto non convenzionato con la credenziale. Certo dormire per meno di 10 euri sarebbe meglio.

foto

Uno scorcio carino lungo la camminata da Zubiri. Ma in effetti era tutto bello.
Uno scorcio carino lungo la camminata da Zubiri. Ma in effetti era tutto bello.
Il torrente che affianca tutta la camminata
Il torrente che affianca tutta la camminata
Una vecchia chiesa con un timbro che uno può auto aggiungere alla credenziale. Chiedono offerte per ripararla. Non credo ne ottengano tante.
Una vecchia chiesa con un timbro che uno può auto aggiungere alla credenziale. Chiedono offerte per ripararla. Non credo ne ottengano tante.
Una gallina che mangia i resti di cibo tra le gambe dei tavoli di un bar.
Una gallina che mangia i resti di cibo tra le gambe dei tavoli di un bar.
Ci sono diversi viali di Pamplona con questa soluzione di fondere i rami di più alberi per creare una copertura. Non l’avevo mai visto fare
Ci sono diversi viali di Pamplona con questa soluzione di fondere i rami di più alberi per creare una copertura. Non l’avevo mai visto fare
Una simpatica Fontana in un parco alla periferia di Pamplona
Una simpatica Fontana in un parco alla periferia di Pamplona
Pellegrini in cammino
Pellegrini in cammino
Credo sia il municipio di Pamplona
Credo sia il municipio di Pamplona
Pamplona by night
Pamplona by night
Il dormitorio dentro la chiesa
Il dormitorio dentro la chiesa
La mia stanzetta
La mia stanzetta
La chiesa vista dal mio letto al mattino
La chiesa vista dal mio letto al mattino
Se al bar chiedo un croissant con marmellata ti portano questo
Se al bar chiedo un croissant con marmellata ti portano questo

Zubiri

  1. Altra tappa piuttosto difficile. Ha piovuto quasi tutto il tempo è di nuovo fango a non finire sul percorso.

distanze

Non so come hanno calcolato le distanze quelli delle varie guide. Oggi avrebbe dovuto essere di 21 km, ma il mio orologio ne ha registrato 24. Fatte le dovute proporzioni il cammino dura ben più di 800 km.

internet

La connessione fa schifo quasi dappertutto. In teoria c’è il Wi-Fi in tutti gli albergue, ma deve essere condiviso fra troppe persone. É tutto il giorno che provo a caricare il blog di ieri senza riuscirci. La vita da blogger itinerante è faticosa. Mi chiedo come facciano quelli dall’Ucraina.

lavadora e secadora

Anche queste ci sono dappertutto, ma c’è sempre una coda infinita per poterle usare. Oggi mi sono appostato per due ore per potere usare l’ asciugatrice, non potevo farne a meno perché avevo tutti i vestiti pieni di fango e fa freddino, non sarebbero asciugati per domani. Una vera secadora.

dolori

Nonostante lo zaino portato dal taxi sono pieno di dolori ai piedi e alle gambe. Boh, magari il corpo si abitua. Lo Smart watch mi sta facendo un sacco di complimenti per il consumo di calorie. Spero di perdere peso, se non altro per compensare quello dello zaino.

auberge

Qui a Zubiri è meno bello. Mi sono fermato al Municipal perché è dove ti portano lo zaino se non sai dove farlo portare, e costa poco.

Ma ospita una quarantina di persone in questo momento, e non è all’altezza di farlo.

Anche la gente mi piace di meno qui. Parecchi gruppetti chiusi.

per strada

Lungo il percorso è sempre molto bello. Si incontra gente da tutto il mondo, e in genere hanno tutti voglia di comunicare. Oggi c’erano diverse coreane, tre persone dagli USA, parecchi tedeschi e francesi. Gli italiani li vedo solo quando è ora di mangiare. Qui si cucinavano degli spaghetti.

stanza

Nella stanza ci sono sei letti occupati e sono l’unico maschio. Sono tutte abbastanza disinvolte nel cambiarsi e girano in mutande. Mi sono fatto l’idea che l’essere una stanza femminile sia una questione di percentuale: 5 su 6 ne fa una stanza da donne.

domani

Domani Pamplona, spero che i muscoli reggano.

foto

Una cancellata col simbolo del Camino
Una cancellata col simbolo del Camino
Io, in posa, alla partenza del Camino
Io, in posa, alla partenza del Camino
Segnale di stop “camino like”, espressione di un americano che me l’ha fatta notare. Non si legge facilmente ma c’è scritto “don’t” prima e “walking” dopo la parola “stop”
Segnale di stop “camino like”, espressione di un americano che me l’ha fatta notare. Non si legge facilmente ma c’è scritto “don’t” prima e “walking” dopo la parola “stop”
Vista dal ponte medioevale di Zubiri
Vista dal ponte medioevale di Zubiri
Le scarpe a fine giornata
Le scarpe a fine giornata
Lavadora e secadora dell’albergue municipal
Lavadora e secadora dell’albergue municipal

Roncisvalle

É stata dura

Incredibilmente sono arrivato a Roncisvalle. Non ci avrei scommesso.

Ero stato tentato di prendere qualche scorciatoia per questa, che a detta di tutti, è la tappa più dura del Camino. Avevo pensato di spezzare la tappa a metà, fermandomi a dormire a Valcarlos, che come chilometraggio è a 12 km su 25. Avevo anche pensato di saltare proprio la tappa andando in pullman.

Alla fine l’unico sconto che mi sono fatto è stato di fare la via bassa, che invece di salire sulle creste e scendere a Roncisvalle, percorre dei sentieri che costeggiano la strada asfaltata.

Arrivati a Valcarlos con una discreta facilità abbiamo deciso (avevo Connie Leggi tutto “Roncisvalle”

Saint Jean Pied de Port

  • Flixbus

19 ore di pullman. Beh, una quindicina proprio a bordo, quattro ore ad aspettare un cambio a Grenoble. Ho avuto modo di fare una passeggiatina per il centro. Allenamento dell’ultimo minuto, diciamo.

Bella Grenoble, il Flixbus me lo aspettavo più organizzato. Controllavano il biglietto prima di salire e quello davanti a me aveva il posto 15D, che era anche il mio. Arrivato il mio turno il tipo guarda perplesso l’app, clicca, gira è rigira, e mi dice qualcosa tipo “si sieda qui”. Ma tanto i posti non erano etichettati, quindi era tutto alla sua discrezione.

Incredibilmente sono riuscito a dormire quasi sei ore, dormire seduti non è il massimo, ma dopo un po’ ci si abitua allo sballottamento, e i sedili si reclinano molto. Poi il cuscino gonfiabile da viaggio che mi hanno regalato per il compleanno è favoloso.

Tutto sommato mi piace l’umanità strana che frequenta i Flixbus. Non sono quelli con le valigie firmate che vedi negli aeroporti. Questi sembrano più veri.

Pensavo di trovare il bus pieno di futuri pellegrini, ma non ce n’erano. Il grosso fa le tratte tra le grandi città. Tanti da Grenoble a Tolosa.

C’è una coppia di 50 enni che è salita con me a Grenoble. Lui con zaino e bacchette da trekking, lei con un trolley. Insomma non li davo per colleghi. E invece lo erano. Mentre risalivamo sul bus dopo una sosta lei mi ha ricordato che c’eravamo visti a Grenoble, mi ha chiesto se andavo a camminare e quanto le ho detto che ero li per il cammino ha squittito di gioia dando gomitate al marito.

Evidentemente soffrivano anche loro di astinenza da co-pellegrini.

Parlavano solo francese, e il mio non è decisamente sufficiente a sostenere una conversazione. A un certo punto lei, resourceful, ha tirato fuori Google Translator e abbiamo capito che faremo due cammini diversi: loro fanno quello del Norte.

Chissà, magari li rivedo a Santiago.

la gente

Prima serata da pellegrino.

Avevo sottovalutato l’aspetto relazionale di questa esperienza. Il trovarsi a condividere la stanza con altre persone dà una spinta alla socializzazione che non mi aspettavo. O forse è il tipo di persone che vengono qua. La gente ti sorride dovunque vai, chiunque incontri ti dà la sensazione di condividere qualcosa con te, qualche impresa o significato profondo.

Molto bello.

Sono in una stanza con sette letti di cui quattro sono occupati. In stanza con me ci sono Brigitte che è slovena e Philippe che è belga. Loro sono arrivati con me e abbiamo chiacchierato un po’.

Philippe parla solo francese, Brigitte parla inglese abbastanza bene. L’ho sentita parlare sloveno al telefono e quasi si capiva, molte parole simili all’italiano.

La quarta persona non so neanche se sia un uomo o una donna: aveva già lasciato la stanza quando siamo arrivati ed è già rinchiusa nel sacco a pelo ora che sono tornato da cena. Vanno quasi tutti a letto presto perché si svegliano prestissimo per iniziare a camminare. Alcuni partono anche col buio e iniziano a camminare con la luce delle torce. Non credo lo farò mai.

Domani si inizia davvero il cammino. Vedremo come va. Sembra debba piovere.

varie

I locali parlano basco. Incomprensibile.

Le sigarette che in Italia costano 5 euro qui te le fanno pagare 7,50.

La ragazza che gestisce l’ostello si chiama Arghiciù (non ho idea di come si scrive, domani glielo chiedo), è basco e significa “piccola luce”, nome che le sta a pennello perché ha un sorriso magnifico.

foto

Una chiesa a Bayonne, credo la cattedrale
Una chiesa a Bayonne, credo la cattedrale
Vicente che, all’ufficio del turismo, spiega le difficoltà della tappa di domani a un gruppetto didi italiani,
Vicente che, all’ufficio del turismo, spiega le difficoltà della tappa di domani a un gruppetto didi italiani,

PS.

Vedo notifiche di auguri per il 25 aprile su qualche gruppo whatsapp, ma qui siamo su un altro pianeta.

Era una donna quella del quarto letto: si è alzata a chiudere la tenda della finestra.

È arrivato anche Philippe che era ancora cena, e si è messo a letto.

Ora vediamo di dormire.

Idea Peregrina

Tra qualche ora parto per Bayonne-Saint Jean Pied de Port per iniziare il mio Camino de Santiago.

Pellegrino ha una strana assonanza con Peligro, come Peregrino con Pericolo, ma lo si scopre solo crossando tra due lingue, come a sottolineare che le cose nessuno singolarmente le conosce, ma vengono fuori unendo punto di vista diversi.

D’altra parte Pellegrino deriva certamente, sempre crossando tra due lingue, da Pelle-green, pelle verde. Si riferisce evidentemente ai marziani, considerati i primi Pellegrini da quando in tempi remoti hanno colonizzato la terra fuggendo dalla distruzione del loro pianeta natale ad opera del Putin di quel tempo. Noi forse non faremo in tempo a fare lo stesso, per cui speriamo che i marziani abbiano pellegrinato anche su altri pianeti e che questi abbiano avuto più fortuna.

Queste riflessioni post-atomiche, tutto sommato, rendono l’idea di fare il Camino un po’ meno peregrina.

zaino

Comunque parto. Lo zaino è pronto, pesa sui 9 kg, e manca ancora l’acqua e qualcosa da sgranocchiare per strada. Non so se le mie ossa sono fatte per portare quel peso a lungo. Comunque ci provo. Intanto farò tappe corte, alla peggio userò uno di quei servizi per mandare lo zaino alla tappa successiva. Un po’ mi spiacerebbe perché obbligherebbe a decidere al mattino dove si ha intenzione di dormire la sera, e una delle cose belle di questa esperienza è proprio la libertà di prendere queste decisioni sul momento.

perché

Perché si fa una cosa del genere? Perché la faccio io? Perché si prendono le decisioni in generale poi?

Chissà. L’idea me l’ha data Federico. Lui c’è andato, negli anni scorsi, e mi piaceva seguire il progresso del suo viaggio su FB, ma non so quand’è che ho iniziato a coccolare davvero l’idea di andarci io. Ad un tratto ho fissato un periodo, poi una data. Nel frattempo ho iniziato a leggere guide sul cammino e siti vari.

Credo che la cosa che mi attira di più sia proprio il senso di libertà. Le giornate in cui hai una qualche meta lontana, ma il quando e se ci arriverai lo decidi momento per momento. Non che la vita del pensionato sia molto diversa, ma è in qualche modo ristretta da spazi e ritmi e abitudini che qui si dileguano.

Poi ovviamente c’è il turismo, il vedere bei posti, mangiare e bere cibi particolari, conoscere gente interessante (mi sono fatto l’idea che chi sceglie questo tipo di vacanza lo sia quasi sempre).

E c’è l’aspetto fitness. Con tutte ‘ste camminate un po’ di pancetta la farò fuori.

spiritualità

E c’è l’aspetto spirituale. Abbastanza indefinibile, ma il Camino è sicuramente un’esperienza spirituale in qualche modo.

Gli aspetti di religiosità tradizionale penso siano il meno. La leggenda della tomba del santo ritrovata dopo secoli lascia perplesso, come pure il santo che diventa popolare perché ammazza gli arabi (anche se un matarussospotrebbe fare comodo di questi tempi).

La serie interminabile di chiese e luoghi di culto di cui è disseminato il cammino è una cosa diversa, mi piace. Mi piacciono i luoghi dedicati alla riflessione. Mi piace l’arte che hanno ispirato, la gente che ha fatto sacrifici per costruirli.

Ma la spiritualità che vedo in questa esperienza è soprattutto legata al camminare. Le ore perso nei tuoi pensieri, con le endorfine che ti sollazzano, le ore in cui non è più molto chiaro dove finisci tu e dove inizia il mondo.

gadgets

Non fa molto pellegrino medioevale, ma sono contento dei pochi gadget che mi portò dietro. Per questioni di peso  ho rinunciato alla reflex, ma mi porto una piccolissima fotocamera a 360 gradi, che fa foto come questa:

Sono contento di portarmi il cellulare, che userò come mappa, guida e per restare in contatto con gli amici.

Sono contento dei tanti capi tecnici , dallo zaino ai vestiti che fanno sudare poco e asciugano in fretta. Con quello che ho speso solo per queste cose un pellegrino medievale ci avrebbe fatto due volte il giro del mondo.

insomma

Let’s go.

I 21 comandamenti

Il diavolo non esiste

Il Diavolo è sicuramente un soggetto interessante, ed è stato protagonista di straordinarie opere figurative e letterarie. Mi vengono in mente Dante e soprattutto Saramago col suo bellissimo “Il Vangelo secondo Gesù Cristo”.

Ma, guardandolo dal punto di vista teologico/filosofico credo sia la prima cosa che uno rifiuta della religione Cristiana, appena inizia ad applicare un po’ di spirito critico.

Se si arriva da un’educazione cattolica è un po’ più difficile. Se ti riempiono la testa da piccolo con un sacco di dogmi senza senso, ma vedi tanti adulti intorno darle per scontate, la reazione immediata è del tipo “non capisco ancora, prima o poi capirò”. Poi, crescendo, ti accorgi che neanche gli adulti intorno capiscono davvero, semplicemente si fidano di qualcos’altro. Questo qualcos’altro inizialmente pensi, accetti, che sia Dio che ha rivelato a qualcuno tanto tempo fa delle cose che si sono tramandate nel tempo. Se cerchi di capire un po’ di più ti accorgi presto che molti di questi dogmi sono nati nel corso del tempo. Sono stati aggiunti al corpo dogmatico principale, non senza controversie, e che spesso sono frutto di atti legislativi tesi più a tenere in piedi un’organizzazione molto terrena, la Chiesa, che a interpretare il pensiero di un Dio.

In effetti il concetto del Diavolo è visto con sospetto da molti anche all’interno della Chiesa. Che lo si immagini come essere con le corna e gli zoccoli e padrone di un inferno incandescente, come vuole la cultura popolare e molta iconografia, o che lo si guardi in maniera più filosofica come potenza, Dio alternativo, che giustifica la presenza del male nel mondo, è un concetto che fa acqua da tutte le parti.

È un’idea che serve in tutte le religioni (o almeno quelle con qualche elemento di dualismo) a giustificare l’esistenza della sofferenza e delle tentazioni.

Se vogliamo pensare a Dio come a un essere immensamente buono, che ci ama, da dove nasce la sofferenza ? Come giustifichiamo un Dio che ci ha creati con la possibilità di soffrire ? Allora tanto buono non deve essere. E se ci ha creati lui perché è così difficile seguire le sue prescrizioni ? Deve essere colpa di qualcun altro. Inventiamolo.

Libertà

La risposta ufficiale a queste domande (l’ha data anche Papa Francesco nella sua recente intervista in TV, che non mi è piaciuta), è che Dio ha voluto lasciarci liberi di scegliere.

È una risposta che non condivido. Ma dai, Dio, mi metti davvero a giocare per qualche decennio in un videogame e, se perdo, mi fai vivere tutta l’eternità nella sofferenza ? Ma chi ti ha chiesto di farmi giocare ?

Senza contare che questa presunta libertà è tutta da dimostrare. Gli scienziati tendono a trovare un sacco di conferme all’idea che le nostre scelte siano perlopiù il risultato di reazioni chimiche tra gli elementi del nostro organismo. Queste reazioni sono condizionate dall’ambiente circostante, dalla nostra eredità genetica, dal microbioma (l’insieme dei batteri all’interno del corpo), dal viroma (l’insieme dei virus al nostro interno), dalla nostra educazione e posizione sociale.

Penso che la nostra libertà spesso si riduca a prendere coscienza di quali meccanismi, o stimoli, abbiano ispirato una determinata scelta.

Dualismo

Il dualismo poi crea problemi filosofici non da poco. Ammettiamo anche che esista il Diavolo e che il male sia opera sua, mentre Dio resta quello che vuole solo il nostro bene. Ok, ma quel Diavolo chi l’ha creato ? Se è davvero allo stesso livello di Dio, non creato da lui, vuol dire che Dio non è onnipotente, se l’ha creato lui mi ricorda Putin che dice “no, non voglio invadere l’Ucraina” mentre manda agenti provocatori a far scoppiare disordini per avere la scusa per l’invasione.

Insomma non se ne esce.

Ma serve

Però un Diavolo ci servirebbe.

Nelle religioni dualiste, o dualiste mascherate come il Cristianesimo, il Diavolo serve a giustificare la sofferenza e le tentazioni. A noi, agli uomini del nostro tempo, forse non serve più a quello.

Quanto alla sofferenza direi che la scienza ha ampiamente spiegato che il dolore, a livello del singolo organismo, è semplicemente la nostra bussola biologica per evitare situazioni dannose. La sofferenza, come il piacere, ci serve da rotaia per muoverci lungo il percorso su cui la nostra macchina organica funziona meglio. A livello sociale la sofferenza, intesa come tensione tra gli individui, la morte degli individui stessi, è la base del meccanismo evolutivo biologico. I singoli individui possono soffrire, vedere le loro possibilità restringersi fino a scomparire, per il bene della specie.

Ma non solo. L’umanità, con la sua evoluzione culturale prende in mano questi meccanismi ancestrali, e li migliora. La sofferenza dei singoli viene diminuita dalla medicina, dalla solidarietà, dall’educazione, la diplomazia e il commercio che evitano le guerre.

Quindi non ci serve più il concetto di Diavolo per giustificare la sofferenza, sappiamo cos’è e abbiamo un’idea su come gestirla.

Per quanto riguarda le tentazioni la cosa è più complicata.

Se accettiamo l’idea che il bene dell’umanità nel suo insieme è più importante di quello dei singoli individui, abbiamo bisogno di re-introdurre il concetto di peccato. Ci servono regole per comportamentali per il singolo per fare in modo che questo si adegui agli interessi della collettività.

Potremmo definire peccato qualsiasi comportamento individuale che favorisca il bene dell’individuo a scapito di quello della specie.

La cultura laica ha già accettato questa idea da secoli. I peccati più gravi sono puniti dalle leggi. Se ammazzo qualcuno perché ostacola i miei interessi, se rubo, se violento donne o bambini, se anche solo metto a rischio il benessere degli altri, ad esempio guidando un’auto troppo velocemente, vengo punito dalle leggi.

Altri peccati sono veicolati dal senso comune. Se non mi lavo e puzzo o non mi vesto decentemente, se non imparo un mestiere e non cerco un lavoro, se anziché dialogare urlo, se non ho un minimo di cultura, se non mi informo, se non dimostro un minimo di benevolenza e gentilezza verso gli altri, vengo automaticamente classificato dalla maggior parte delle persone che mi circondano come un sub umano. Vengo gradatamente estraniato dal contesto civile.

Ma chi definisce cosa è peccato e cosa no ?

Le religioni hanno giocato storicamente un ruolo importante in questo. Molti dei comportamenti sanzionati dalle leggi e dal senso comune arrivano direttamente da quello che la religione dominante in quel dato territorio riteneva peccato.

Quindi il Diavolo ci serve, non tanto per giustificare il concetto di tentazione (il fatto che l’individuo senta il proprio benessere in conflitto con quello della comunità), ma per analizzare queste dinamiche e definire quali comportamenti sono da considerare buoni e quali cattivi.

Forse Mosè sul Sinai ha parlato col Diavolo non con Dio, è più facile derivare norme comportamentali dal concetto di Male che da quello di Bene assoluto.

E allora ricreiamolo

Proviamo, allora, a ridefinire il concetto di Diavolo.

Guardando la storia umana dall’alto possiamo scorgere una direzione abbastanza definita su cui l’umanità si sta muovendo.

Vi consiglierei, a questo proposito, di leggere il libro “Sapiens. Da animali a dèi” di Yuval Noah Harari. Parlerò di questo libro in uno dei prossimo post, sto ancora mettendo a posto le mie note. È una carrellata dell’evoluzione della nostra specie negli ultimi 100 mila anni.

Harari identifica in questa evoluzione diversi filoni che, insieme, stanno portando l’umanità a diventare sempre più unita e sempre più sganciata dall’evoluzione biologica.

Credo che questa visione del sentiero che stiamo percorrendo possa essere accettata sia da un punto di vista laico che da quello di un credente. La direzione verso cui ci stiamo muovendo possiamo vederla sia come frutto di una casualità, sia come etero guidata da qualche intelligenza superiore. La percepiamo come incerta in entrambi i casi.

Se è oscuro il punto di arrivo è però abbastanza chiaro da cosa ci stiamo allontanando. Abbiamo favorito:

  • i comportamenti individuali che hanno portato all’unificazione di gruppi di individui in organizzazioni sempre più vaste.
  • i comportamenti dettati più dall’evoluzione culturale che dagli istinti di cui ci ha fornito l’evoluzione genetica.

Quindi definirei il Diavolo come uno dei poli che determina questa direzione. Ci stiamo allontanando da lì. Qualsiasi comportamento che ci riporti verso quel punto di partenza è da definire ispirato dal Diavolo e quindi peccato.

Qualsiasi comportamento che divida anziché unire.

Qualsiasi comportamento dovuto a scelte istintive, non mediate dalla consapevolezza di dove stiamo andando tutti insieme.

Possiamo ridefinire Dio nello stesso modo ?

Credo di no. L’evoluzione culturale ha lavorato per un tempo molto limitato, circa 50 mila anni, negli ultimi due o tre mila ha avuto una grande accelerazione che è diventata spaventosa nell’ultimo paio di secoli. Non è una linea retta e predire il futuro da quello che leggiamo nel passato è impossibile.

Secondo Harari tra non molte generazioni gli individui potrebbero essere talmente diversi da ora (grazie a biotecnologie, possibilità di impiantare coscienze su organismi non biologici etc.) che è impossibile immaginare il futuro dell’umanità (tenendo anche in conto la possibilità che la nostra specie si estingua in un disastro ecologico).

Quindi no, non possiamo definire Dio in questo modo. Come credenti possiamo accettare l’idea che esista, che parli nelle nostre coscienze, che ci guidi su un cammino che ha un senso, ma non possiamo capire più di questo. Come non credenti possiamo solo incrociare le dita.

I comandamenti

 

Stabilito qual’è la bussola, visto che negli ultimi 500 anni ci siamo mossi parecchio forse è il caso di riguardare la mappa e decidere da che parte andare. Potremmo risalire sul Sinai e riscrivere le tavole della legge, questa volta in digitale (Mosè si è limitato a 10 perché doveva scoprire sulla pietra con un martello, qui possiamo metterne un po’ di più).

Una lista stilata oggi potrebbe comprendere:

  1. Paga le tasse. Senza barare. Servono per migliorare la vita di tutti. Se sei uno dei fortunati che ha di più della media non sentirti sminuito dal dover dare di più a tua volta. Il mondo è stato generoso con te, ricambia con entusiasmo.
  2. Controlla come vengono usate le risorse comuni. Non firmare assegni in bianco ai politici, esigi trasparenza, informati, controlla, eleggi chi fa meglio per il bene di tutti.
  3. Esigi che i politici che eleggi lavorino per cedere sovranità, dove è possibile, a organizzazioni sempre più ampie. E controlla anche i politici di queste organizzazioni.
  4. Partecipa alla vita politica, se ne hai le capacità anche in prima persona.
  5. Coltiva il tuo potenziale. Studia, non solo a scuola, ma per tutta la vita.
  6. Cerca un lavoro, non farti mantenere se puoi. Cerca un lavoro che ti dia pienezza, che ti faccia usare tutte le tue capacità.
  7. Non sgomitare, cerca di non prevaricare sugli altri. In una disputa cerca il miglior compromesso per tutti. Nella contesa per un incarico riconosci il valore di chi è meglio di te e sostieni il tuo valore se sei tu il migliore. Cerca il bene comune non il tuo, devi comprendere il punto di vista degli altri e le loro capacità. E accetta che le decisioni prese insieme possano non essere sempre le migliori, una decisione sbagliata presa insieme è meglio di un conflitto perenne o di una scissione.
  8. Trovati degli amici. Non vivere senza relazioni. Un legame forte con alcune persone è un buon allenamento per creare legami con tutte le persone del mondo.
  9. Non accumulare ricchezze per paura del futuro. Il denaro, le risorse servono a spingere avanti il mondo e non possono farlo se non vengono scambiati. Rischia i tuoi averi, anche con l’obiettivo di moltiplicarli, ma mettili in gioco, finanzia imprese che ritieni utili. Se hai una casa in cui non abiti, anche per un periodo, affittala.
  10. Se hai un’idea per un progetto non partire da solo. Parlane ad altri e realizzatelo insieme. Condividi i guadagni e i rischi.
  11. Mira a comprendere sempre meglio te stesso. La tua salute, le tue capacità, i tuoi limiti.
  12. Ama l’arte. Leggi, ascolta musica, visita musei, impara a suonare uno strumento.
  13. Non nasconderti. Non fingerti diverso da quello che sei. Odia la privacy e spingi perché vengano cancellate le leggi che la sostengono. Quanto più gli individui sono trasparenti ed esposti al reciproco controllo/aiuto tanto più facile sarà creare una società che funzioni più come organismo che come insieme di individui isolati. Permetti che i tuoi averi, le tue scelte, anche il tuo DNA siano visibili ai ricercatori. E controlla che uso viene fatto di questi dati.
  14. Non sindacare sulle scelte politiche, sessuali, etiche altrui. Se hai idee diverse dialoga, cerca di trovare insieme agli altri le soluzioni migliori. Ma tieni presente che solo comportamenti individuali liberi (non costretti o inibiti dagli altri) hanno l’energia per sostenere una macchina sociale funzionante. In generale un comportamento scorretto è meglio di un individuo depresso, finché il danno che reca alla comunità non è elevato.
  15. Ridi, rilassati, divertiti, perdi tempo. Ed evita l’eccesso di tutte queste cose.
  16. Evita l’ansia, la fretta di raggiungere risultati, l’ambizione. Evita anche l’eccesso di pigrizia.
  17. Cammina molto. Non usare l’auto per andare dove basta una bici.
  18. Cerca momenti di riflessione. Medita regolarmente. La meditazione ti rimette in fase col mondo, e, se ci credi, con Dio.
  19. Non restare soffocato in una situazione, un lavoro, una relazione. Ma non gettare la spugna troppo in fretta. Anche riuscire a salvare un rapporto con una persona, trovare nuovi punti di intesa, migliorare un posto di lavoro è un bel risultato.
  20. Non fare più figli di quelli a cui puoi dare una vita decente e una buona educazione. Ai figli bisogna dedicare tempo, valuta quanto ne hai. Ma se possiedi risorse e tempo fanne.
  21. Cerca di capire quando la tua vita diventa solo più fonte di sofferenza per te e per gli altri. Quando ti rendi conto non hai più nulla da dare comincia a disfarti dei tuoi averi e lascia spazio agli altri.

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Photo by Chinnu Indrakumar on Unsplash
Photo by Chinnu Indrakumar on Unsplash

L’attenzione sulla pancia

Qualche giorno fa è morto Thich Nhat Hanh e il mio amico Antonio ha messo su Facebook un video di Vito Mancuso che legge uno scritto di questo monaco buddista.

Il video è questo.

Ho trovato il brano straordinariamente bello. Anche il fatto che fosse offerto a delle persone in carcere mi ha dato da pensare. Uno strumento per affrontare tempi difficili.

Un suggerimento semplice per affrontare i momenti in cui rischiamo di perdere il controllo. Sicuramente utile. Però la meditazione non è solo questo per me. Quello che mi accorgo di cercare di più in questa pratica è una connessione. Non so con cosa o chi. Qualcosa. Qualcuno.

Mi sono ritagliato un momento per meditare alla sera, prima di andare a letto. Quando riesci a farlo diventare un’abitudine non puoi più farne a meno. Aspetto questo momento come la telefonata a un amante lontano che non hai potuto sentire tutto il giorno.

Preghiere

Il Papa da Fazio (ho detto qui che non mi è piaciuto, ma questa cosa l’ho apprezzata) ha descritto la preghiera come l’ansia di ricevere attenzione che prova un bambino verso il padre. Ansia che manifesta con continui “perché”, dove non è importante la risposta quanto il fatto che una risposta venga data.

Ansia di comunicare.

Certo anche ansia di essere riconosciuti, credo che il Papa sottolinei più questo aspetto. Ansia di essere degni di uno sguardo, di un po’ di tempo, di essere ascoltati. Ma anche curiosità per le risposte, in fondo quei “perché” ci sono. Quindi sì, ansia di comunicare.

Le notifiche del cellulare

Quando il cellulare emette la notina per dirti che c’è un nuovo messaggio da leggere innesca una scarica di qualche ormone che dà piacere.

Non so che ormone sia. Dopamina ? Comunque è molto evidente, e se ne diventa facilmente dipendenti. Dipendenti al punto che tendiamo a prendere in mano il cellulare tante volte durante il giorno, per vedere se qualche notifica ce la siamo persa. Magari c’è qualche messaggio che è li che aspetta di essere letto. Qualche notizia interessante. Qualche app da aggiornare. Qualche acquisto online che sta per essere spedito.

E anche queste sensazioni sono facilmente identificabili se ci facciamo caso. Sensazioni un po’ simili all’ansia, alla sete.

Ci ho messo un po’ a capire che erano simili alla sensazione di cui dicevo sopra, quella che precede la meditazione. L’ansia di comunicare anche qui.

Momenti bussola

Se ci faccio caso sono tanti i momenti della giornata in cui provo questa sensazione. Non sempre diretta, meno che mai soddisfatta, dal guardare il cellulare.

I momenti in cui hai esaurito le cose impellenti da fare. O, quelli che, anche se hai da fare, ti impongono di fermarti. Un istante. I momenti sigaretta forse.

Potrei chiamarli momenti bussola, quelli in cui controlli dove stai andando. Ti guardi un po’ dall’esterno e guardi dove sei rispetto al paesaggio, forse rispetto a una mappa.

A volte non te ne accorgi neanche, la mente comincia a vagare per conto suo, produce sensazioni, ricordi, nostalgie, sogni. Quando ritorni alla realtà qualcosa è cambiato. Forse sono micromeditazioni, forse è comunicazione anche questa. Messaggi da un qualcosa fuori.

Religione omeopatica

Mi chiedo che rapporto abbiano tutte queste piccole cose con le grandi risposte che le varie religioni, la filosofia, la scienza, lo studio della storia, la psicologia provano a dare.

Potrei aggiungere alle piccole cose il notare le coincidenze. Il chiedersi cosa vuole dirmi il cane con quello sguardo, il chiedersi se il profumo di quel fiore era un messaggio destinato a me.

Non lo so, ovviamente, ma sento istintivamente che se le grandi risposte cancellano la magia di queste piccole cose sono, almeno un po’, fuori strada.

Che delusione il Papa da Fazio

Premessa

Visto ieri l’intervista di Fabio Fazio a Sua Santità.

Ne ho ricavato delusione e sconforto, forse acuita dall’essermi aspettato qualcosa di diverso, magari un tentativo del Papa di arrivare direttamente ai cuori delle persone, bypassando la gerarchia ecclesiale.

Magari c’è arrivato al cuore di qualcuno, al mio no. Anche se girando sui commenti su Twitter mi sono stupito di vedere chi lo criticava per motivi opposti ai miei, inneggiando a Benedetto XIII. E lì ho tifato per Francesco.

Comunque delusione, e parlandone con mia moglie, a cui invece è piaciuto molto, e mi chiedeva spiegazioni del disappunto, mi sono accorto che la spiegazione sarebbe stata lunga e noiosa.

Quindi, per rispondere a lei, e a chi voglia curiosare, racconto l’intervista che mi sarebbe piaciuto vedere.

Scena

Anzitutto la scenografia. Ha la sua importanza.

Non è un’intervista in DAD, Francesco non fa Smart Working e va fisicamente negli studi RAI di Milano.

Non è vestito in abito bianco. Si veste come un normale prete, in clergyman, e si siede sulla poltrona come un Burioni qualunque.

Critica del Papa a Fazio

Fazio comincia a chiamarlo Sua Santità e a dirgli che la Sua Presenza lo Illumina e che dopo lo sbarco sulla luna, anzi prima, questo è il momento più …

E lì Francesco lo blocca, gli dice di non dire cretinate e dargli del tu, perché vuol parlare di cose serie.

Anzi, gli chiede se può permettersi di iniziare lui con una critica alla trasmissione.

  • Prego, certo!
  • Senti, io non guardo quasi mai la televisione, ma prima di venire qui mi son guardato qualche puntata del tuo programma e, benché apprezzi il fatto che tu sia riuscito a invitare molta gente importante, devo dire che dai l’impressione di essere troppo lecchino. Le persone che inviti sono spesso oggetto di controversie, magari faresti un favore anche a loro, oltre che a chi ascolta, se facessi loro anche domande più scomode.
  • Beh, il rischio è che poi non venga più nessuno.
  • Non credo, a quel punto il solo rifiutare il tuo invito potrebbe essere inteso come incapacità di controbattere, alla fine un segno di debolezza.
  • Ok, ma guarda che inizio con te ?
  • Certo!, Non chiedo di meglio.

Chiese vuote

  • Allora cominciamo con il fenomeno delle chiese sempre più vuote. La Chiesa ha ancora un senso nel mondo di oggi ?
  • Sicuramente ha senso che un gruppo di persone provi a vivere una vita diversa da quella comune.
    Per diversa intendo non improntata alla semplice crescita individuale (economica, di prestigio, di cultura) e neanche alla semplice normalità (mi faccio una casa, la macchina, faccio dei figli, li faccio studiare). Non come critica a tutto questo (è quello che porta avanti il mondo), ma come sale della terra, un gruppo di persone che cerca di vedere le cose con un po’ più di distacco, cerca di capire, aiutare chi sta peggio. Insomma un gruppo che cerca di aiutare il progresso comune e in questo trova un tipo di appagamento diverso. Per chi lo accetta direi migliore.
    Non siamo i soli a fare questo. Forse il messaggio cristiano aggiunge il fatto di farlo con l’esempio, in modo che certi valori vengano trasmessi con la vita, non solo con le parole.
    Non una vita di sacrificio ma di benessere allargato, condivisione (soprattuto dei beni).
    Credo dovremmo creare comunità vere, di fatto alternative alle famiglie, in cui la gente vive insieme, condivide quello che ha, prega e medita insieme, educa i figli insieme, si impegna nel sociale, nella politica. Ma come individui, non come gruppo. Non deve esistere una dottrina politica della Chiesa. La chiesa deve essere testimonianza di un modo di vivere più intelligente.
  • Piuttosto distante dalla Chiesa di adesso
  • Piuttosto vicino alla Chiesa delle origini, credo. Sì, la situazione oggi è penosa, ma finirà da sola. Come dici tu le chiese si svuotano e non ci sono neanche più abbastanza preti per tenerle aperte. Stiamo importando preti dai paesi di missione. Sono preti con la mentalità che avevano i nostri negli anni ’50. Recitano formule a memoria e non dicono niente all’uomo comune. Per qualche vecchietta che ancora frequenta le chiese vanno ancora bene, ma necessariamente il tutto finirà. Intanto dovremmo buttare i semi per qualcosa di nuovo.
  • Farete in tempo ?
  • Se c’è una cosa che deve caratterizzare questa religione è l’estrema fiducia in Dio. Se questa è la strada giusta ci penserà Lui a farla funzionare, se no avremo percorso il nostro tratto con onestà, e questo ci deve bastare. Se il disegno giusto era un altro, comunque ne avremo fatto parte coi nostri errori.

La Chiesa l’ha creata Dio ?

  • Sei convinto che la Chiesa l’abbia creata Dio ?
  • Sì. Ma non per la famosa frase di Gesù a Pietro, “Tu sei Pietro e su questa Pietra fonderò la mia Chiesa”. Tra l’altro questa sorta di stile Rap non si trova in altre parti del Vangelo, io ho seri dubbi che la frase sia autentica e non inserita quando la Chiesa esisteva già, per giustificare se stessa.
    Non per quello, ma sì, sono convinto che sia voluta da Dio, perché sono convinto che tutto quello che esiste sia dovuto a Lui. Quindi sono convinto che anche l’Islam e il Buddismo e il Taoismo e tutte le altre religioni siano create da Dio. E sono convinto che ci sia il suo zampino anche nei libri di Marx e Nietzsche e in tutti gli altri libri, scritti da credenti o no. Sono convinto che la Scienza, il suo metodo e le sue scoperte siano dovute a Lui, e penso che tutti gli scienziati e i ricercatori, e chiunque studi qualsiasi cosa, stiano lavorando per Lui, che si professino credenti o no.
    La nostra Chiesa, come tutte le altre religioni, ha avuto un ruolo importante nel formare la società, il mondo di oggi. È difficile, forse persino sbagliato provarci, giudicare il loro operato alla luce della situazione attuale. Le scelte fatte nel passato erano sicuramente giustificabili nel momento in cui venivano prese. Col senno di poi si vede la miopia, ma non c’è un senno di poi per il presente, siamo miopi anche adesso. La Fede che c’è Qualcuno che ci guida deve essere la nostra unica consolazione, e con questo non voglio dire che siamo in grado, noi o altri, di capire quello che Dio vuole, voglio dire che ognuno andrà avanti con quello che è riuscito a mettere insieme, e avremo fiducia che dal caos risultante Lui saprà trarre qualcosa di buono.

Pedofilia nella Chiesa

  • Vogliamo parlare dello scandalo della pedofilia nella Chiesa ?
  • La Chiesa ha fatto malissimo a nascondere, stiamo cercando di rimediare
    Premesso che è molto diffusa anche fuori della Chiesa, soprattutto nelle famiglie (e qui dovremmo fare un discorso lungo sull’educazione, ma mi chiami un’altra volta), per quello che è successo nella Chiesa è il risultato di due cose sbagliate:
    1. l’ascetismo, la rinuncia alla sessualità possono essere una cosa buona se uno li sceglie, ma non si possono imporre (i preti sono dipendenti di un organizzazione terrena, sono obbligati ad accettare certe regole se no perdono il posto). Obbligandoli a vivere in castità si genera una sessualità repressa (e non sublimata), che fa danni. Dovremo trovare una soluzione, magari semplicemente accettare che un prete, se vuole, possa avere una compagna/compagno.
    2. la sessuofobia. Cattiva interpretazione delle Scritture, forse legata al punto precedente. Bisogna assolutamente liberarsene. Non è scritto da nessuna parte che il sesso è un male, anzi.
  • Sembra che nei seminari sia molto diffusa l’omosessualità
  • Non è così strano. Persone che vivono insieme, unite da un ideale condiviso, sentimenti di stima reciproca, facile che nascano attrazioni anche fisiche. Di nuovo può essere legato a quanto detto prima. Credo sia una cosa da non ostacolare, ma certo da mettere alla luce del sole.

Guerre

  • Cosa pensi della sofferenza, delle guerre ?
  • Quando vediamo al telegiornale la bambina che muore di freddo e stenti nel campo profughi stiamo male. E certo ho grande stima per chi cerca di aiutare queste persone, anzi invito tutti a farlo. Ma credo si debba anche guardare le cose da un po’ più in alto.
    Le guerre, la violenza, hanno avuto un ruolo importante nella crescita dell’umanità fin dai suoi albori. La violenza è semplicemente una delle espressioni della selezione naturale, che in definitiva ci ha portato a essere quello che siamo ora.
    Man mano che le nostre civiltà sono evolute abbiamo cominciato a prendere coscienza che ci potevano essere soluzioni migliori. Che la collaborazione può avere un risultato migliore per entrambi i contendenti rispetto alla guerra.
    Però è un processo lento, e, paradossalmente, spesso le guerre sono state strumento di unificazione. Non le giustifico, voglio solo dire che la storia procede per vie tortuose, ma alla fine riesce a produrre risultati stabili.
    Credo che il risultato finale a cui dobbiamo tendere debba essere un governo il più possibile globale. È l’unico modo per affrontare problemi come le guerre, le migrazioni, l’ambiente, lo spreco di risorse.
    Quindi, se da un lato sono riconoscente a chi si occupa di ridurre la sofferenza di oggi, credo non serva tanto indignarsi per l’insensatezza di certe situazioni attuali, ma lavorare attivamente per creare un mondo più globale possibile, in cui non esistano più singole nazioni e neanche blocchi di super potenze.
  • Non è un po’ utopistico ?
  • Se non può essere utopistico un Papa …

Divorzio

  • Sei contrario al divorzio ?
  • Mah, su questi temi la Chiesa ha un retaggio decisamente distorto. Penso si sia preso troppo alla lettera scritti e tradizioni che si riferivano a situazioni molto differenti da quella attuale.
    Premetto che non credo che la Chiesa debba avere troppo da dire su queste cose, meno che mai in modo prescrittivo. I modi della convivenza tra le persone, la forma dei nuclei familiari è in continuo mutamento.
    La famiglia tradizionale nasce soprattutto come risposta a una situazione in cui la maggior parte delle donne non lavorava, è chiaro che, a quel punto, dovevano essere mantenute dagli uomini e in cambio di questa possibilità di vivere, loro e i figli, accudivano la casa, educavano i figli e elargivano favori sessuali. Se ci pensi non era una condizione priva di lati negativi.
    Negli ultimi decenni questa situazione ha subito enormi scossoni. Ora la maggior parte delle donne lavora, e l’indipendenza economica mette in crisi quel modello di famiglia. Quel poco che ne sopravvive è ormai dovuto più che altro a queste incrostazioni ideologiche, a tradizioni dure a morire.
    Credo che dovremmo ripensare, tutti insieme, credenti e no, i modelli di questa convivenza. Magari partendo da principi fondamentali. Cos’è importante ? Cosa vogliamo preservare ? Io direi:
    • Salvaguardare il rispetto reciproco. In una famiglia nessuno deve essere schiavo di un altro.
    • Salvaguardare che ognuno possa vivere con le persone a cui vuole bene e ne è ricambiato. Che siano dello stesso sesso o di due diversi, se siano due o di più direi che non debba fare differenza. E se uno vuol stare da solo e avere rapporti solo occasionali con altri deve andar bene ugualmente.
    • Se una situazione relazionale si guasta ci si lascia. Le persone cambiano, si conoscono meglio, vengono a contatto con altre persone, non ha senso trasformare una famiglia in una prigione.
    • Se una relazione comprende dei figli è importante che la loro serenità non venga messa a repentaglio. Ma questo non vuol dire obbligare una coppia a stare insieme, vuol dire trovare i modi, anche con l’aiuto del resto della società di gestire la situazione.

Aborto e eutanasia

  • Cosa pensi di aborto e eutanasia ?
  • C’è sempre un po’ di ipocrisia nella Chiesa quando si parla di difesa della vita. Da una parte ci si schiera contro queste cose, dall’altra spesso si sono approvate guerre e pena di morte.
    Inoltre, forse, è bene inserire nella discussione anche il concetto di qualità della vita. Una madre, magari sola, che deve gestire un bambino che economicamente non può permettersi di crescere, o un bambino con grossi problemi fisici, la cui nascita poteva essere evitata per tempo, implicano due vite di sofferenza, sia per la madre che per il figlio. Forse è da mettere sul piatto della bilancia anche questo. E lo stesso vale per una persona sofferente che, per qualsiasi motivo, odi la propria stessa esistenza, o non sia nemmeno più cosciente di averla.
    L’uccidere qualcuno è un atto grave, non va fatto alla leggera. Ma non credo che nessuno voglia farlo. Forse qualche giovane donna che non ha avuto il dono di un’educazione seria può considerare l’aborto un’alternativa agli anticoncezionali, ma in questo caso è sull’educazione che bisogna intervenire. In tutti gli altri casi l’aborto e l’eutanasia sono una sofferenza anche per chi li sceglie.
    Alla fine io lascerei queste scelte alle singole persone. La società deve affrontare il problema in senso positivo, non vietando, ma aiutando dove può, a trovare soluzioni alternative, provando a dare senso a situazioni che il singolo magari non vede, ma la scelta finale non può essere che individuale.

Donne

  • Perché le donne non possono diventare sacerdoti o vescovi ?
  • Ti stai divertendo, vedo.
    Ok, non meriterebbe neanche parlarne. Chiaro che non c’è nessun motivo e dovremo cambiare. È di nuovo un retaggio della condizione femminile nei secoli scorsi. Il resto della società sta rimuovendo questi impedimenti e dovremo farlo anche noi. Spero che in futuro la Chiesa sappia anticipare queste trasformazioni invece di inseguirle.

Commiato

  • Fiuuuh !
  • Che c’è ?
  • C’è che è bello tutto quello che stai dicendo, ma non è quello che si percepisce dalla Chiesa.
  • La Chiesa è una strana cosa. Al suo interno ci sono anche molti che sarebbero d’accordo con le risposte che ti ho dato oggi.
    Certo molti altri no. Probabilmente la maggior parte. Ma il compito di un pastore è guidare le pecore, non seguirle.
    La Chiesa oggi è di fatto l’insieme di due cose molto diverse:
    1. un gruppo di potere economico/politico/culturale che difende tradizioni anacronistiche con un linguaggio del passato. Ammantando di sacralità interessi personali o pretese superiorità morali.
    2. un popolo che cerca nel Sacro delle risposte, un senso delle cose che non faccia a pugni con la realtà. Questi ultimi, purtroppo, sono spesso plagiati dai primi.
    Cambiare questa situazione non sarà facile. Non credo ci riuscirò io, ma credo sia un processo che deve iniziare, che posso iniziare.
  • Non hai paura che ti uccidano ?
  • Può succedere. È già successo. Ma no, non ne ho paura. La vita va spesa in qualche modo e il diventare un martire per difendere quello in cui credi è proprio una delle tradizioni di cui la storia della Chiesa è particolarmente ricca. Non che ci tenga eh ? Se si può evitare è meglio.
  • Ma tu credi nel Sacro ?
  • Credo nel Sacro che unisce. Nel tesoro nascosto che per cercarlo lasci tutto e chiami anche gli altri, perchè ce n’è per tutti.
    Il Sacro che diventa una scusa per scannarsi, per dire “Io che ci credo sono meglio di te”, o “Io ho capito e tu sei un deficiente” non mi interessa. A quel punto è meglio la normalità.