Algoritmi, playlist e spiritualità

In genere non ci azzeccano molto gli algoritmi dei vari Netflix, Prime, e soci nel consigliarmi film e serie da vedere. Avrò gusti singolari, o semplicemente i prodotti che piacerebbero a me non li fanno proprio.

Per la musica va un po’ meglio. Uso YouTube Music e le cose che mi suggerisce rientrano spesso tra quelle che mi piacciono. Ma forse lì è più facile. Se non altro perché se dopo qualche settimana mi ripropone un brano che ho già sentito mi va bene riascoltarlo, quindi i pochi brani nuovi diventano statisticamente meno critici. Per un film questo tempo di saturazione è molto più lungo.

Comunque il fatto di suggerire pezzi che piacciono all’ascoltatore è solo uno dei fattori che determinano una buona playlist. L’altro elemento importante è la buona concatenazione. Tra una serie di brani ascoltati di seguito si tesse un racconto, in cui i collegamenti tra un brano e l’altro sono importanti quanto i brani stessi. Queste associazioni che legano/tessono la lista non sono necessariamente musicali, possono pescare nel vissuto di una persona, per trovarli sarebbero necessarie informazioni sull’ascoltatore che nessun creatore di playlist preconfezionate, e quindi valide per molte persone, è in grado di possedere, dovendo appunto accontentare più soggetti. Un algoritmo in teoria non ha questo limite, ma, ad oggi, e, potremmo aggiungere, per fortuna non ha accesso a tutta la nostra memoria.

Avete presente la trasmissione radio Sei gradi ? È su Radio 3 e crea ogni giorno una playlist di 7 brani muovendosi in sei mosse da un brano all’altro e raccontando il perché di questi passaggi. È interessante, e, spesso, è un modo per scoprire musica nuova. I passaggi da un brano all’altro devono essere comprensibili a tutti e quindi pescano in un substrato culturale comune a molti di noi.

Un Sei gradi individuale, che lega i brani in base a ricordi, conoscenze, sensazioni di una persona in particolare può essere particolarmente piacevole per lui, ma soprattutto, se i legami vengono spiegati, può essere un modo interessante di raccontarsi da parte di quella persona.

Ci provo, ed essendo questo un Blog che parla principalmente di spiritualità sarà una lista che gira intorno a questo tema.

1. Mad About You (Sting)

Ormai un po’ di tempo fa abbiamo parlato in questo blog dell’Allelujah di Leonard Cohen. Questo brano di Sting è ispirato dallo stesso episodio biblico: Davide che si innamora di una bellissima donna di nome Betsabea.

Pare che Davide avesse una ventina di mogli (il concetto di famiglia tradizionale era diverso allora), ma perde la testa per la moglie di un altro, Uria, un suo dipendente. Mentre Cohen indaga sui sentimenti di Davide, divorato da questa passione, Sting immagina la sua tristezza nell’immaginare la donna sposa di un altro. Lo si vede qui vagare per il deserto in preda a una tristezza senza fine, pesando l’inconsistenza di tutte le sue vittorie in confronto all’impossibilità di questo amore. Poi troverà la soluzione: uccide Uria.

Mi piace Sting. Moltissimo. Quando ho voglia di una musica da cui farmi assorbire completamente spessissimo la scelta cade su qualche sua canzone. Mi sembra quindi la scelta ideale per iniziare questa carrellata.

There are no victories In all our histories, without love (non ci sono vittorie in tutte le nostre storie senza l’amore) è forse il verso chiave della canzone.

Ma il protagonista sembra in effetti essere il deserto. A un tiro di sasso da Gerusalemme questo oceano disidratato inghiotte qualsiasi cosa la vanità umana abbia creato, sotto gli occhi di una luna che volteggia in un arco di tristezza.

E la musica è semplicemente stupenda. Mi piace in particolare il dialogo iniziale tra un sithar e l’orchestra, con la trama ritmica sottolineata da basso e percussioni. Dialogo che prosegue legando insieme la voce e gli inserti tristi del clarinetto.

La melodia cantata è piana, malinconica e priva di fronzoli, sembra fatta apposta per far risaltare la ricchezza dell’intreccio sottostante. Come una silhouette nera sopra un intarsio luminoso.

2. Heaven on their minds (Jesus Christ Superstar)

Se lasciamo Davide a vagare triste per il deserto e torniamo nello stesso posto un migliaio di anni dopo ci troviamo Gesù di Nazareth, che cammina da quelle parti insieme a una combriccola di amici della prima ora e seguito, via via che la sua missione procede, da folle adoranti.

Giuda, uno dei primi discepoli, non capisce più cosa sta succedendo. È in preda a un misto di incomprensione e paura. Si era immaginato una cosa diversa, un messaggio rivolto alle anime, un ripulire una religione dalle incrostazioni della tradizione e del potere. Ora invece si parla di un uomo che viene osannato come Dio. Si parla di mettersi apertamente contro il potere religioso e politico. Non era meglio quando era solo il figlio di un falegname ? E la cosa peggiore è che anche Gesù sembra iniziare a credere a questo mito che gli viene costruito intorno.

Trovo che Jesus Christ Superstar sia una splendida rilettura del Vangelo. Anzi, decisamente un nuovo Vangelo. In fondo anche quelli canonici sono stati scritti in epoche successive ai fatti accaduti, quando i testimoni oculari erano spariti e la raccolta della tradizione orale si impastava pericolosamente con quello che un gruppo di uomini riteneva essere il messaggio giusto da propagare. Senza contare i duemila anni di rimaneggiamenti in seno a una Chiesa desiderosa di affermare il suo ruolo centrale. E se pensiamo che il Vangelo sia uno scritto di ispirazione divina cosa impedisce a Dio di ispirarne qualcuno anche nella nostra epoca ?

Dei tanti bellissimi brani dell’opera ho scelto questo perché sembra esporre maglio il significato di tutta l’operazione. E poi per la musica, potente, triste e rabbiosa. La voce di Carl Anderson è piena, profonda e a tratti trasforma in acuti impossibili i picchi di disperazione. Bellissimo.

3. Stabat Mater (Pergolesi)

Alla fine le paure di Giuda non erano infondate: è finita male. Ci ritroviamo ai piedi della croce con Maria che piange la morte del figlio.

Lo Stabat Mater è un inno religioso composto (forse) da Jacopone da Todi nel tredicesimo secolo. Il testo ricalca fedelmente la dottrina cristiana. La morte di Gesù è diventata un sacrificio che un pezzo di Dio ha compiuto per salvare il genere umano. Salvare da non si sa cosa, ma i dogmi sono così: prendere o lasciare. La sofferenza della madre non viene analizzata più di tanto, sembra più un pretesto per narrare quello che è successo. L’interpretazione è più sul piano teologico che umano. “Pro peccati sui gentis vidi Jesus in tormentis” (Ho visto Gesù tormentato per i peccati della sua gente).

Questo testo è stato messo in musica da uno stuolo di autori dal 1500 a oggi. La versione di Giovan Battista Pergolesi è del 1736, parecchi anni dopo quindi. Ed è bellissima.

Ricordo che è stato il primo CD che ho acquistato, fa quindi parte dei miei ricordi di gioventù. E lo riascolto sempre con piacere.

Mi piace la struttura musicale che prevede le varie strofe siano precedute da una parte solo strumentale che presenta la melodia e viene poi ripetuta e arricchita dalle voci. Quasi un invito a cantare.

4. Tre Madri (Fabrizio De Andrè)

La stessa scena, Maria ai piedi della croce, viene ripresa da Fabrizio de Andrè nella Buona Novella.

In questo bellissimo brano si indaga eccome sui sentimenti di Maria. Giocando tra dolore umano, mito e teologia, l’autore immagina la sofferenza delle madri dei due ladroni nel vedere Maria in lacrime: “Lascia noi piangere un po’ più forte chi non risorgerà più dalla morte”.

Ed è bellissima la risposta di Maria che voleva un figlio e non un Dio “Non fossi stato figlio di Dio t’avrei ancora per figlio mio”, quasi che la vera causa del suo dolore fosse quello che le altre ritenevano un privilegio.

La Buona Novella è un altro Vangelo moderno. Il tema di fondo, chiaramente evidenziato nel Laudate Hominem finale è la scetticità sull’essere Gesù un Dio e non semplicemente un uomo. Scelta che spoglia il personaggio dal suo potenziale impatto. Un Dio non si imita, un Dio va temuto e lodato.

È stato uno dei primi vinili che ho comprato, penso appena uscito (è del 1970). De Andrè mi piaceva già prima, e mi ha accompagnato con tutta la sua produzione successiva, ma credo che qui abbia toccato l’apice della sua creatività sia musicale che nell’analisi e riflessione sul nostro tempo.

5. Quando Busserò (Marcello Giombini)

E facciamo ancora un salto di mille anni. Siamo nel 1969. È finito da poco il Concilio Vaticano II, iniziato da Papa Giovanni XXIII con l’idea di un rinnovamento radicale di una Chiesa imbalsamata in una liturgia senza senso, per di più in latino, con un messaggio lontanissimo dal sentire comune e precetti che già nel medio evo non avevano più senso. Papa Giovanni annuncia il Concilio nel 1959 e muore nel 1963. Il Concilio prosegue sotto Paolo VI che inizia da subito una restaurazione (portata poi avanti con grande efficacia da Wojtyła). Ma i semi del rinnovamento sono stati gettati e molti li hanno accolti. All’interno della chiesa nascono sensibilità nuove, pensate ai preti operai, e anche la liturgia si rinnova. E con questa la musica. Forse uno dei segni più distintivi di questo rinnovamento è l’avvicinarsi della musica sacra ai gusti e le tendenze del periodo. Siamo nell’epoca dei Beatles.

Marcello Giombini era un compositore che aveva fino ad allora prodotto colonne sonore di film e in quel periodo si cimenta prima con una Messa Beat che per la prima volta porta in chiesa chitarre elettriche e batterie, e successivamente con una raccolta di 150 composizioni ispirate ai Salmi (siamo tornati al povero Davide innamorato). Il nome di questa raccolta era Salmi per il nostro tempo.

È una musica che amo molto, forse per nostalgia di quando, con un gruppo di amici, la cantavamo in chiesa negli anni ’70. Riascoltandola oggi, pur col sapore di antico che può avere la musica di 50 anni fa la trovo ancora stupenda. Non è stata usata granché in chiesa, non so bene perchè, le poche volte in cui oggi mi capita di assistere a qualche funzione religiosa sento musiche ben peggiori. Alcuni brani di questa raccolta sono però entrati nell’uso comune. Un po’ disinnescati dall’assenza di chitarre, batterie e sintetizzatori, magari cantate in modo suoresco.

Questo brano in particolare è facile sentirlo in occasione di qualche funerale.

Vi ripropongo qui la versione originale: un bellissimo lentaccio con tanto di svisatine di chitarra elettrica. Secondo me è delizioso.

6. Sotto Casa (Max Gazze)

Ancora un piccolo salto nel tempo e siamo nel 2013.

Ormai il Concilio è solo un ricordo, la restaurazione ha funzionato, dopo Giovanni Paolo II è arrivato Ratzinger che voleva addirittura rimettere la messa in latino. Ma, anche senza arrivare a questi eccessi, la Chiesa è ritornata a rintanarsi nelle sue paure, nei suoi dogmi insensati. La liturgia è tornata alle sue formule vuote e incomprensibili e la predicazione a preoccuparsi di cosa fa la gente a letto e poco più. La credibilità della Chiesa è inoltre minata dallo scandalo, malamente coperto, della pedofilia.

Max Gazzè, un bravissimo cantautore romano, esce con questa divertente immagine della Chiesa vista con gli occhi delle persone del nostro tempo. Il brano prende le mosse dalla visita di un Testimone di Geova, ma nei suoi concerti la canta vestito da Cardinale e il messaggio di fondo potresti sentirlo tranquillamente esposto dalla bocca di qualsiasi prete cattolico.

Il testo è quasi una collezione di formule vuote tipo “E non è tanto il sesso a consolare l’uomo dal suo pianto. Ma l’amore buono ed il perdono santo del signore”, o “In tutti i poveretti che hanno perso Il senso immenso della vita”, o il fantastico “E poi ficcatevelo in testa Non si viene al mondo tanto per godere Ma soltanto perché un bene superiore ci ha creati”.

Ora, non è che condivida la in pieno la filosofia di Gazzè, credo possa esserci molto di più nella vita della soddisfazione sessuale (anche se questa è bene ne faccia parte). Ma se quelli che potrebbero portare una prospettiva più ricca e preziosa ne indicano una inconsistente e incomprensibile, se il sale della terra perde sapore, se il lume lo metti sotto la panca, rimane solo un po’ di tristezza per un’occasione persa.

La musica del brano è molto bella comunque, e il ritmo rappizzante delle parole diventa musica lui stesso.

7. Di sole e d’azzurro (Giorgia)

E siamo arrivati alla fine di questa carrellata. Abbiamo parlato, usando la musica, di alcuni momenti della storia di una religione. Siamo passati dal Dio severo del Vecchio Testamento alla novità di Gesù di Nazareth. L’idea di un Dio che vuole bene all’uomo e gli parla. Abbiamo attraversato il lunghissimo periodo in cui si è consolidata una Chiesa intorno a questa novità, un apparato di potere che ha di fatto cancellato il messaggio stesso. Un uomo che indicava Dio è stato proclamato Dio lui stesso per renderlo inoffensivo. Siamo passati da un tentativo di rinnovamento, timidissimo tentativo, ma comunque subito neutralizzato. Siamo arrivati alla Chiesa barzelletta.

Ma, per chiudere vorrei tornare a cosa potrebbe essere. Anzi cosa è per me la spiritualità, la religione, Dio. Credo sia semplicemente quel Dio che vuole parlarci. Un Dio difficile da capire, un Dio che ognuno capisce in modo diverso e ci costringe a confrontarci per mettere insieme i pezzi del discorso.

Dio qui me lo immagino con la bellissima voce di Giorgia, che ci parla leggera come la neve, perché anche i silenzi hanno parole. Che ci parla come acqua fresca d’estate e vuol far rifiorire il buono che è in noi, e vuole illuminarci l’anima.

Me la vedrei bene cantata in chiesa.

11 pensieri su “Algoritmi, playlist e spiritualità”

  1. Bellissima Playlist. Non mi sta molto simpatico Gazze’ ma segue il filo del tuo discorso e anche io vorrei sentire la canzone di Giorgia alla messa la domenica. Bravissimo

  2. Probabilmente è esagerato sostenere, basandomi solo sulle sette canzoni che hai scelto, che abbiamo gusti musicali molto simili. Eppure …

    A meno di “Quando busserò”, conosco e mi piacciono tutti i brani che proponi nella tua lista: Sting è una meraviglia per le orecchie e, spesso, anche per i testi; credo di aver ascoltato alla radio Jesus Christ Superstar nel dicembre del 1970 e l’ho talmente risentito da imparare a memoria tutti i testi; Pergolesi mi è diventato caro grazie al film “Farinelli”, nell’interpretazione del “Salve Regina”; anche la “Buona Novella” la conoscevo a memoria, nei testi e negli accordi e riuscivo perfino a suonarli tutti con la chitarra; Max Gazzè è davvero bravo anche nelle collaborazioni con Daniele Silvestri; infine la voce di Giorgia ha eguagliato quella di Mina nell’empireo della canzone italiana e non solo. Forse non rientra nei legami che hai stabilito fra i sette brani ma io ci avrei aggiunto “Knockin’ on Heaven’s door” di Bob Dylan: mi è piaciuta subito, molto tempo fa, guardando “Pat Garrett e Billy Kid” e senza capire una parola di quello che cantava!

    1. A “Knockin’ on Heaven’s door” ci avevo pensato, ma dovendo restare nei sei gradi … (che poi ne ho già messi sette, ma il primo è mascherato)

  3. Vins,
    Rifacendo il tuo “pingback” a quell’altro post, ho riletto il mio commento del gennaio 2020.
    Ed ho subito pensato: siamo tornati “da capo a dodici”, come dicheno a Roma! 🙂
    Tu, con le tue frecciatine anticlericali, rimasto impigliato alla visione preconciliare della Chiesa. Ed io che cedo alle tue (stimolanti!) provocazioni.
    Ho la sincera impressione davvero che tu sia rimasto deluso in passato da una qualche esperienza negativa, che ha infranto le tue speranze di rinnovamento, e ti sei tirato fuori.
    E sei rimasto fuori.
    Convinto che tutto si sia fermato lì.
    Invece qualcosa (…poco? troppo poco?) è successo; credimi.
    Dipende certo dalle esperienze: ognuno giudica e si fa un’idea, una convinzione, una Verità, sulla base delle proprie esperienze.
    E quindi non metto in dubbio che le tue ti abbiano condotto lì, sulla riva del fiume, a giudicare il fallimento di una speranza.
    Ma mi piacerebbe che la tua verità non assurga a Verità.
    Voglio semplicemente dire: non è detto che se tu non hai visto nella Chiesa quello che ti aspettavi, vuol dire che non c’è.
    Magari devi solo cercare meglio.
    Oppure solo cercare.
    Perché, ripeto, tu forse non cerchi. Sei ormai convinto che non troverai.

    Perché me la prendo tanto a cuore, potrebbe dire qualcuno?
    Perché in fondo al cuore (Tà-Dà!!! …conclusione positiva e piena di speranza!) voglio sperare in un finale diverso. Voglio quindi rimangiarmi la mia conclusione di quattro righe qui sopra.
    Sì, tu sei ancora un cercatore, e lo dimostri ritornando ancora a pubblicare post che raccontano la tua spiritualità, come questo.
    Ti auguro quindi di trovare nella tua ricerca un prete, un amico, una comunità, un cammino,… che ti facciano capire di non restare a giudicare sulla riva del fiume, ma di buttarti e guardare le cose dal di dentro.
    PS: il mio parroco è un prete operaio, pensionato Fiat. Pensa un po’! esistono davvero!! 🙂

  4. Bella la playlist, come sai ho un debole per i canti di Giombini…
    Interessante la cronologia degli eventi collegati.
    Propongo però una riflessione su alcune Tue conclusioni, secondo me troppo drastiche.
    In particolare ripenso, alla mia età è normale, all’esperienza religiosa vissuta in gioventù, in parte condivisa con Te e con altri del gruppo, a quanto ci è stato trasmesso da pezzi di quella chiesa da Te nelle riflessioni del blog completamente distrutta.
    Quella chiesa postconciliare in parte confusa, ma entusiasta e desiderosa di nuove esperienze, penso alle messe cene a tavola apparecchiata, penso a Gianni Fornero e alla Gioc, (so che per Te con valori ora sbagliati) (renzismo docet) ma per me tuttora validi.
    Ora sono sicuro vissute adesso in molte comunità.
    Anche io, come sai vedo aspetti anacronistici, ma è fin troppo facile fare di ogni erba un fascio. È anche molto razionale e dí coerente quadratura.
    Ma come sai il razionale non vale in questo contesto.
    Alla fine dopo aver smontato tutto, non resta più niente…
    Mi riprometto, con calma dí elaborare il mio pensiero più approfondito e di postarlo sul Tuo blog.
    Top

  5. Mi é piaciuta moltissimo l’introduzione, l’importanza dei collegamenti tra i brani che tessono un racconto e il linguaggio molto poetico che usi.

  6. Provo a rispondere a Vic e Top, che fanno osservazioni un po’ più dall’interno della Chiesa.
    Quelle che chiamate frecciatine anticlericali, o conclusioni troppo drastiche per me sono solo espressioni di tristezza. È chiaro che esistono tra i credenti profonde differenze, e che nell’ambito di quelli che si considerano ancora Cristiani esistono anche sensibilità analoghe alla mia. Mi piace ascoltare Vito Mancuso o Enzo Bianchi, ad esempio. E ho sentito moltissimi preti relativizzare i dogmi (dire ad esempio che Gesù è figlio di Dio quanto lo siamo noi o che con resurrezione non si intende un corpo che da morto ritorna in vita, ma un cambiamento, una rinascita spirituale etc..). Ma credo che non sia abbastanza.
    La Chiesa mi sembra completamente fuori strada, sia sul piano dottrinale che su quello pratico (non merita neanche citare la pedofilia o i cardinali con l’attico e le serve/suore, o la gestione oscura delle finanze e l’immanicamento col potere politico, o lo show business intorno al papa, o il fatto che stiamo (spero) per avere un presidente USA donna e li dentro le donne non possono neanche diventare sacerdoti).
    Quanto alla dottrina preferirei un linguaggio più chiaro. Se sappiamo che dopo duemila anni non è assolutamente possibile sapere cosa è davvero successo a Gesù di Nazareth. Se pensiamo che il significato che ha oggi per noi il dogma medioevale della immacolata concezione non è che Maria non abbia mai scopato ma che è stata una persone che ha accettato umilmente quello che sentiva come intervento divino, anche senza capirlo. Se l’essere Gesù figlio di Dio significa che era un uomo come noi, e che tutti siamo figli di Dio. Se il fatto che sia risorto non significa che si è alzato e ha scoperchiato la tomba dopo essere morto, ma che è l’anima, quella di tutti, a essere immortale e che la morte, per tutti è un riunirsi a qualcosa di più vasto. Beh, perché non dirlo così ? Perché ammantare di sacralità forzata, artificiale la vita, che è già sacra e misteriosa anche per un non credente ?
    Perché è questo il punto. La buona novella ha senso solo se è presentabile ad un non credente di oggi. O a chi crede in cose diverse, altre religioni, sensibilità new age. Il mondo spirituale è fatto di cose che la ragione non comprende. Siamo dei pazzi, tutti quelli che immaginano, credono, sentono qualcosa che i sensi non possono percepire e la ragione non può afferrare. E questo comprende anche l’ateo che, inspiegabilmente, è fiducioso sul futuro. Quando si parla di Dio, di un qualsiasi Dio (vale secondo me anche per le cosmogonie basate sulla fisica quantistica, mi viene in mente Carlo Rovelli), siamo capaci solo di balbettare. Ci viene un’idea che crediamo spieghi tutto e ci attacchiamo a quella rifiutando i balbettii degli altri. La verità è che non capiamo niente, che non possiamo capire niente. La storia delle varie religioni è solo la storia di questi tentativi di afferrare l’inafferrabile, e in ogni religione troviamo pezzetti di verità.
    L’anticlericalità dovrebbe essere per la Chiesa un valore. Un aiuto a uscire da una trincea, una lampada che illumina e fa svanire i fantasmi che si è creata, permettendole finalmente di raggiungere il cuore di tutti.

  7. Inizio col dire che a me e a Vic ci è andata bene, hai sorvolato sui santi e le reliquie…..
    Sono d’accordo su molte cose che dici, ma non sul modo… molte cose che la chiesa si porta dietro per me rappresentano più che verità, una ritualità, eventi o situazioni che esprimono valori e sentimenti, poi puoi crederci o no… d’altra parte la Fede è un dono….
    Senza stare a razionalizzare troppo come fai tu.
    La diversità delle chiese esprime bene questo concetto.. le donne sono prete in anglicani e protestanti…
    I residui di potere del passato sono normali in istituzioni umane…
    Anche Francesco si è espresso contro il clericalismo…
    Quanto dici sulle altre religioni o credo, mi pare che la chiesa lo riconosca implicitamente con gesti inequivocabili…

    1. Aggiungo alle bellissime e sagge parole di Top altre mie riflessioni.

      Vins,
      la tua ultima risposta è molto bella, ecumenica.
      Eppure c’è quel “anti-” di cui ti fregi e che consideri un Valore che stride con il tono elevato e costruttivo del tuo commento.

      Beninteso, lungi da me difendere le sozzure che hai denunciato tu. E NESSUNO le difende nella Chiesa, né nelle parole né nei fatti.
      Ma attaccarsi a quello per fare gli anticlericali si fa l’errore di buttare il bambino con l’acqua sporca!

      A dichiararsi “anti”, in contrapposizione a qualcosa che si giudica totalmente sbagliata, mentre “IO ho capito finalmente tutto”, si finisce per fare lo stesso errore (amplificato) che si vuole combattere.
      Cioè, asserire che la chiesa è morta, perché infarcita di dogmi, …non è un dogma?

      “Mi piacciono le persone che non hanno idee troppo precise sulle cose. Siccome questa è un’idea abbastanza precisa rientro a pieno titolo tra quelli che non mi piacciono”
      (cit. 😉)

      1. No, non è un “IO ho capito finalmente tutto”, il mio rapporto con la Chiesa mi ricorda più che altro la reazione del mio cane quando gli do delle crocchette scadenti: sente il rumore delle crocchette che tintinnano nella ciotola, mi vede versarle, si avvicina con l’acquolina in bocca, poi sente la puzza e se ne va, guardandomi con un espressione che dice “… cazzo è ‘sta roba ?”.
        Ti do un esempio della puzza di oggi. Ho ascoltato come tutte le mattine Morning un podcast/rassegna stampa de Il Post. Questa è la trascrizione delle battute finali della puntata.

        L’ho fatta troppo lunga per cui non ho il tempo di dirvi molto né su … non vi ho parlato nemmeno, e forse è meglio così, dell’ultima intervista del Papa, che è una di quelle interviste che dà il Papa quando torna in aereo da un suo viaggio, in cui il Papa si sbottona, diciamo. Le interviste in cui ricordiamo le cose che ha detto il Papa nel suo mandato: “se uno mi tocca la mamma gli do un pugno”, … In questa intervista ha detto che i medici che operano interruzioni di gravidanza sono dei sicari, che un politico coraggioso è un politico con i pantaloni, almeno non ha detto “con le palle”, che la Chiesa non è maschilista perché come potrebbe essere maschilista: è “La” Chiesa, la Chiesa è donna, dice. Poi se l’è presa con il femminismo esagerato che vuole la donna maschilista. Capite che il tempo finisce provvidenzialmente, ci risentiamo domani. Ciao

        E questo è il Papa più illuminato che abbiamo avuto dopo Giovanni XXIII, morto più di mezzo secolo fa.

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