Devo dire che l’albergo l’avevo scelto quasi a caso. Su Booking alla fine non è che si capisca granché. Forse mi aveva colpito la facciata di questo edificio imponente.
Pensavo di stare questi tre giorni a Santiago in un hotel normale. Un po’ di lusso dopo i dormitori. Ma i prezzi che trovavo erano veramente alti, mi sembrava di snaturare un po’ il viaggio. Già il ritorno in aereo non è molto da pellegrino, ma trenta e più ore di bus non li avrei retti. Alla fine ho visto questo Seminario Menor, che è un albergue, ma aveva anche camere singole. 20 euro per un letto in dormitorio, 21 per la camera singola. È stata una scelta felice.
Qui si continua a vivere l’esperienza del Camino, solo che c’è gente che arriva dai Caminos più disparati. Ho appena fatto due chiacchiere con un tedesco fumatore (tra paria ci si intende) che arrivava dal Camino Primitivo. Tredici giorni in cui ogni giorno ti fai dislivelli di 1000 metri e viste mozzafiato. Viene voglia.
La stanza è una celletta da frate. Un letto, un tavolino, un armadio a muro, un lavandino e una bellissima vista su Santiago dalla finestra.
Docce e gabinetti ce n’è a sfare, non dovrebbero esserci problemi di code. Spazi comuni in abbondanza in ogni piano e al piano terra un piccolo bar che fa anche un po’ da supermercato, con annesso reparto lavatrici e asciugatrici. E il bel giardino. Personale gentilissimo.
Penso che in un vero hotel sarei stato decisamente peggio.
E i sorrisi. Qui tutti si sorridono. E si dicono con gli occhi “Hai visto ? Ce l’abbiamo fatta !”
l’arrivo
Stamattina quando sono entrato nella piazza della cattedrale avevo le lacrime agli occhi. Soffro un po’ di eiaculazione precoce dei sentimenti, ma è stato davvero un momento bello. Mi sono tolto lo zaino e mi sono steso per terra, come facevano molti, e sono rimasto lì a guardare la cattedrale per un infinità. Chi arrivava in gruppo faceva girotondi, festeggiava intorno.
Ho fatto poi un giro veloce dentro, ci tornerò con calma, ma credo sia particolarmente bella da fuori. Ho avuto questa sensazione in quasi tutte le chiese viste in questo viaggio. Viste da fuori sono affascinanti perché sanno di antico. Antico e elaborato. Mi sembra che le chiese da noi siano o vecchie e brutte o belle/sfarzose/elaborate ma in qualche modo con l’aria di essere state rifatte da poco. Rifatte proprio nel senso di chirurgia estetica, insomma si vede che non sono più le tette o le labbra originali.
Sono poi andato a ritirare la Compostela. Una marea di gente e un’organizzazione impeccabile, con tanto di sito web che inquadri il quad code sul tuo biglietto e ti dice a che punto sei in coda e un bel giardino in cui aspettare. Mi aspettavo una specie di interrogatorio, la credenziale l’ha giusto sfogliata per vedere se c’erano un po’ di timbri. L’unica cosa che mi ha chiesto è stata se Vincentium lo trovavo giusto come mio nome latino. Non ne avevo idea, per cui Vincentium è rimasto. Non ho chiesto l’attestato dei chilometri, mi sarebbe sembrato un barare.
Ho lavato quasi tutto quello che avevo in lavatrice e ora sto aspettando che anche la secadora finisca il suo mestiere.
il viaggio
Non è stata una tappa come le altre. La quantità di gente era decisamente maggiore, ma oggi non dava fastidio. Era una specie di festa, una processione.
Sulle alture prima di scendere verso la città c’è un grosso parco con un monumento strano, tipo cratere scavato in terra e tappezzato di bassorilievi. Ho provato a farci un video. C’erano due italiani antipatici che ho salutato e mi hanno risposto a monosillabi. Ho scuotuto la polvere dai miei calzari e me ne sono andato.
secondo giorno in città
Ieri alla fine la giornata se n’è andata tra arrivo, burocrazia compostelare e lavatura/seccatura (ma perché non chiamiamo anche noi seccatrice l’asciugatrice ?).
Oggi sono andato a fare il turista. Ho girato per la città vecchia e per la zona Corte Inglés (che deve essere tipo la nostra Rinascente), la zona dei negozi, ma erano tutti chiusi perché oggi è l’ascensione ed è chiusa tutta la Spagna. È chiusa pure la bouvette dell’albergue.
Non sono tornato alla cattedrale perché ci vado alle sette e mezza per la messa del pellegrino. Il tipo dell’oficina de turismo mi ha detto che ha sentito, ma non è detto perché queste cose cambiano, che stasera c’è il botafumero. É una carnevalata, lo so, ma visto che sono qui non mi dispiacerebbe vederlo.
Fare il turista da soli è abbastanza noioso. Il tipo mi aveva dato una cartina con segnate a biro le cose che bisognava assolutamente vedere. Ma non ho capito neanche da che parte girare la cartina. Ormai una cosa che non ti dice dove sei, da che parte sei voltato e non traccia una bella linea tratteggiata verso dove devi andare la trovo inutile. Perché non ti iniettano in Google Map i segni di biro?
Di fatto ho girato a caso, lasciando che le cose da vedere mi trovassero. Ho visto una bella tazza che avrei voluto comprare, ma tanti negozi di souvenir, compreso quello della tazza, erano chiusi.
La cosa più interessante che ho visto è stata una ragazza che portava un bambino sotto un braccio. Tipo sacco di patate. Lo teneva per la pancia, lui voltato verso il basso con testa e gambe che rasentavano il terreno. Lei cantava du dudù dudù dudududdù dudù dudù duddududdù, avete presente quel motivo di Walk on the wild side di Lou Reed, quello importato in Italia da Patty Pravo ? Adattissimo come ninna nanna per bimbi. Non credo che il bambino sia arrivato vivo a casa, ma la scena non era male.
A pranzo ho pensato di ripagare un po’ il mio stomaco per i trattamenti disumani inflittigli da un mese di menù del pellegrino e panini. Mi sono infilato nel ristorante più caro che ho trovato e che avesse la parola pulpo nel menù. Mi hanno guardato sospettosi, non avevo l’aria del cliente abituale del posto. Mi hanno fatto notare che era tutto riservato, ma potevano farmi mangiare se ce la facevo entro un ora. Ho risposto “uuuh” quel suono che in tutte le lingue vuol dire “hai voglia !”. E mi sono fatto portare un’ insalata come primo e un pulpo alla qualcosa come secondo. E un bicchiere di vino tinto.
Il polpo era una poesia. Era una fila di bocconcini ognuno fatto di una fetta di patata come base, del formaggio (da queste parti è ottimo, anche quando lo mettono nei panini) e sopra un pezzo di polpo alla piastra. Quando lo mangi senti prima il sapore della patata, nel naso, si sente quell’odore acerbo, poi il formaggio ti invade tutta la bocca, alla fine, masticando resta solo il polpo, più fibroso, che ti lascia il ricordo dell’esperienza ai lati della bocca. Sorso di vino e riparti col prossimo bocconcino. 29 €.
BEN ARRIVATO!!!
Sei un grande!
Ma ora… non dirmi che ti fermi lì.
L’Oceano ti aspetta: da lì a Muxìa sono solo…15 orette.
Dai, domani ci mandi le foto dei tuoi piedi a mollo nel mare! 🙂
Niente oceano, troppo profano 😁
Che ascetico, che sei diventato!!
Hai anche smesso di fumare? 🙂