Ieri non avevo proprio voglia di scrivere. In fondo era Domenica, il giorno in cui ogni creativo che si rispetti fa una pausa.
Melide è carina, abbastanza grande e simpatica da girarci. Coi negozi chiusi perde un po’. Pare sia famosa per il polpo, ma davanti alla pulperia che avevo adocchiato facevano a botte per entrare. Così ho ripiegato per il menù del giorno nel ristorante dell’hotel. C’era per primo una zuppa di trippa e ceci, non male. E una bottiglia di vino rosso piuttosto decente, non fosse per la temperatura da frigo. Hanno dei buoni vini qui, ma quando è ora di servirli pensano che sia sangria.
Ho rivisto una cicogna sul campanile di una chiesa.
L’albergo andava un po’ a pezzi, ma la stanza aveva un grazioso balconcino in cui fumare. E una ottima colazione stamattina
da Melide ad Arzua
È stata una delle tappe più corte, solo 14,2 km, più un altro paio per raggiungere l’hotel Fonda do Norte, che è un po’ fuori mano. Adam dice che lontanissimo, ma non è così. Beh, forse quando sei stanco e piove un po’ sì.
È stata anche una delle tappe più belle, per qualche verso. Stranamente c’era poca gente. Mi era già successo ieri, a dire il vero, di fare qualche chilometro completamente da solo, sperso nei boschi, ma ieri è stato perché ho sbagliato strada, ero completamente fuori dal Camino e, sì, non c’era anima viva, solo qualche cane.
Oggi no. Ero sul tracciato. Tra l’altro ho iniziato a fotografare tutti i piloncini che segnalano il percorso, ne farò qualcosa, magari un collage, o un time-lapse movie. Ero sul percorso è non avevo gente intorno. Per qualche chilometro. Prima volta. Il percorso poi è bellissimo, molto curato, tutto sotto gli alberi. Col sole deve essere una meraviglia. Ma pioveva a dirotto. Ho camminato lentamente, avevo tempo.
Sono arrivato fradicio, e fortunatamente l’hotel aveva una lavanderia automatica, mi sono fiondato alla secadora. Ci ho messo anche le scarpe. 30 minuti 3 euro. Adam è arrivato che mancavano solo sette minuti. Doveva usare l’asciugatrice anche lui, per cui ha aspettato e abbiamo chiacchierato un po’. L’asciugatrice sembra essere un buon modo per conoscere persone lungo il Camino. Perlopiù maschi.
Adam è un insegnante di religione e filosofia in un college nel North Carolina. È partito da Sarria, cosa strana per uno che fa un viaggio così lungo. Jennifer, ad esempio è partita da Saint Jean.
Adam è qui perché sta cercando dei posti verso cui proporre gite ai suoi studenti. La gente fa il Camino per i motivi più strani.
Jennifer invece l’ho incontrata per strada. Pioveva come Dio la manda. Dio, essendo Lunedì, creava l’acqua. Lei cercava di farsi un selfie, con evidenti difficoltà dovute al poncho e alle bacchette che teneva in mano. Così ho pensato di restituire il favore che mi aveva appena fatto la spagnola ci capelli rossi e mi sono offerto di scattarle la foto. Questo del fare le foto è un altro ottimo modo per conoscere gente. Perlopiù femmine.
Insomma abbiamo fatto insieme i cinque o sei chilometri che mancavano ad Arzua. Lei è canadese, in pensione, e ha 59 anni. Al mio stupore mi ha detto che tanti vanno in pensione a 52 in Canada. Non ho indagato per evitare depressioni. Aveva programmato di fare il Cammino col fratello del suo ex marito, ma l’altro alla fine non ha potuto ed è venuta da sola. Pieno di donne toste il Camino.
La spagnola dai capelli rossi invece sì è offerta di farmi una foto mentre armeggiavo per farmi un selfie da mandare a Vic. Molto carina. Vic, quando gliel’ho raccontato ha commentato “non te ne fai scappare una”. In effetti scappano tutte alla fine, ma forse sto sviluppando un po’ un carattere alla Celestino. Mi sembra si chiamasse così il protagonista di “L’amore ai tempi del colera” di Garcia Marquez. Ad una certa età hai meno “urgenze” relazionali rispetto all’adolescenza, e il sorriso di una bella ragazza che ti scatta una foto vale più di una notte di fuoco con una pornostar. Non che disdegnerei quest’ultima, se ci sono pornostar in ascolto si facciano pure avanti. Lory, tranquilla, accetto solo pornostar a donativo.
Poco prima di Arzua c’era una postazione in cui ti mettevano il sello e ti invitavano alla messa per i pellegrini alle 7, nella chiesa parrocchiale, magari ci vado (anche solo per chiedere l’assoluzione per i pensieri sulla pornostar).
Anche Arzua non è male. Più grande di Melide, tanti negozi. Direi che cerca un equilibrio tra città per pellegrini e per la gente che vive qui. Il risultato è molto armonico.
Sono andato a tagliarmi barba e capelli in una peluqueria. Dopo un mese e più senza tagliarli avevo i baffi da Schnauzer e ne mangiavo un po’ ad ogni pasto. Il parrucchiere parlava abbastanza bene l’italiano. Anche lui per aver lavorato tanti anni in Svizzera, ci sarà qualche spagnolo che l’ha imparato in Italia ?
La messa del pellegrino era simpatica. Parecchie persone, almeno non c’erano solo vecchiette. Il prete alla fine ha benedetto tutti i pellegrini uno a uno girando tra i banchi. C’era anche Ben, il Nepalese che avevo incrociato a Gràñon e da Jose Luis. Se non ha preso il treno anche lui per essere qui adesso, e non credo l’abbia fatto, deve aver camminato regolarmente per più di 35/40 km al giorno. Chapeaux.
Ciao peregrino!
Sai? ieri ho voluto rivedere il film “Il cammino per Santiago”, quello di Emilio Estevez.
Ho rivisto città, posti, paesaggi, sentieri, che ci hai descritto in queste settimane tu.
E gli albergue.
Addirittura mi è sembrato di riconoscere una chiesa in cui pure tu c’hai dormito!
E poi le situazioni, le compagnie che si creano, si lasciano e si ritrovano lungo la strada.
Il clima, che passa dal freddo, al sole, alla pioggia. Com’è giusto che sia, e com’è quasi dappertutto del resto, ma lì sei …in cammino.
E poi… le motivazioni.
Ti lascio uno spunto, anzi una richiesta per il tuo articolo conclusivo: perché hai fatto il camino, Vins?
Sì, hai già accennato all’inizio alle cose (in ordine sparso) che ti hanno convinto ad intraprendere questa avventura.
Ma ora, arrivato al traguardo, dicci:
cosa ti ha dato il camino?