20 km da Burgos, ma ne abbiamo fatti altri due o tre per tornare sul Camino.
Abbastanza stancanti, ho i muscoli doloranti.
Abbiamo assaggiato le Mesetas, sono una serie di piccoli altipiani assolati. I paesini sono in basso. Per andare da un paesino all’altro si sale su una Meseta, su una sterrato raramente percorso da qualche aiuto, la devi percorrere tutta e si scende dall’altra parte. Sia sulla meseta che giù, intorno ai paesi ci sono molte coltivazioni di qualche cereale verde scuro.
Venendo in qua abbiamo incrociato una coppia di pellegrini accoccolati all’ombra di un albero striminzito in mezzo a una landa assolata. Non è ancora estate, il vento è freschino, ed è già un’ impresa attraversarle, non oso immaginare a luglio.
Un cinque chilometri prima di Hornillos c’è un posto con qualche albero, con una piccola costruzione di mattoni che ospita un barbecue e una pompa manuale che tira su da un pozzo un’acqua freschissima. Sembra un’oasi nel deserto. Un paradiso.
Invece arrivati in paese ci aspetta un’amara sorpresa. Non c’è posto da nessuna parte. Neanche le opzioni più care, le camere singole, sono più disponibili.
Andiamo all’Albergue municipal sperando che applichino anche qui la regola di non mandare mai via nessuno. Non è così.
La signora è molto gentile, parla solo spagnolo.
Ci prospetta le varie opzioni. Siamo in sei a non sapere dove dormire: io, Connie, due portoghesi incontrarti prima per strada e due spagnoli di Madrid che hanno iniziato il Camino stamattina da Burgos. I portoghesi trovano un posto, si era liberata una prenotazione. Le opzioni per gli altri quattro sono prendere un taxi fino a un posto a una ventina di km da qui o dormire nel portico della chiesa. Nessuno vuole il taxi, prendeva 50 euro. Un po’ di preoccupazione per il dormire praticamente all’aperto ce l’avevo. La notte fa ancora freddino. Anche se il sacco a pelo dovrebbe funzionare fino a 5 gradi ero preparato a mettermi addosso tutto quello che avevo.
Comunque alla fine non si dorme li. Un signore di 82 anni che sta facendo il cammino per l’ennesima volta ci ha trovato un posto in una palestra. La signora dell’albergue ci fa fare la doccia per 3 euro.
Intanto incrociamo Cristina che si è fermata qui anche lei e andiamo a mangiare insieme.
Insomma la serata si sfanga.
non ci sono più i Camini di una volta
Sono piuttosto perplesso, a questo punto, su cosa sia il Cammino, su cosa sia diventato.
Se le strutture non sono sufficienti ad ospitare l’orda di turisti che si riversa qui sempre più imponente e se chi arriva senza avere un posto garantito non può contare sulla benevolenza di qualcuno che gli offre una sistemazione, anche spartana all’inverosimile, il tutto viene orribilmente snaturato.
I cosiddetti pellegrini si trovano in gara tra di loro per accaparrarsi i pochi posti disponibili. Qualcuno lo fa col telefono, prenotando con giorni di anticipo tutte le tappe. Qualcun altro svegliandosi prestissimo per acciuffare i pochi posti rimasti arrivato alla metà.
Alla fine, paradossalmente. il modo più in linea con lo spirito del Camino, senza ammazzarsi di fatica camminando alla città successiva, anche se si è stanchissimi, e senza dormire all’addiaccio è di provarci e chiamare un taxi se non si trova posto.
sveglia presto
Alla fine la notte è passata senza troppi drammi. Un po’ freschino nonostante i chili di roba addosso e qualche acciacco a una spalla al risveglio. Ci siamo alzati alle 6:30. Non è difficile alzarsi presto se dormi scomodo, e per le 7 eravamo già in cammino. Bar tutti chiusi, per colazione qualche avanzo di frutta secca usato anche per cena e l’acqua della borraccia.
Il bar più vicino era a 10 km, a Hontanas. Offrivano un desajuno a due euro e mezzo. Caffè con leche e un croissant che potevi farcirti con del burro e marmellata. Peccato che il croissant fosse vecchio di almeno due giorni.
Castrojerez
Altri 10 km e siamo a Castrojeriz. Bel posto. L’albergue municipal é molto bello. E c’era posto. Ora siamo in gara anche noi, stamattina abbiamo vinto. Un po’ stressante, ma questo è il cammino, a quanto pare . E almeno abbiamo un po’ di tempo libero prima di questa sera.
In effetti è bello aver già fatto la doccia, lavato e stesso ad asciugare i panni, preparato il letto prima delle tre.
Alle 8 c’è una meditazione in un posto qua vicino. “Espacio exterior”, c’è scritto. Magari ci vado.
Ho usato per la prima volta una centrifuga. Ne avevo viste in altri ostelli. È un bidoncino in cui metti la roba appena lavata a mano, chiudi il coperchio, giri l’interruttore e l’acqua finisce in una bacinella che metti davanti. Al sole i panni strizzato così asciugano in pochi minuti. Non ne ho mai viste in Italia.
Eh, ci vorrebbe un po’ di pioggia. 😉
Non piove mai, governo ladro!