Azofra

Ho fatto esattamente 200 km di cammino, un quarto del percorso.

Posticino interessante l’albergue municipal di Azofra, molto accogliente.

A cena ho cucinato una carbonara per tre, oltre a Connie c’era Enrico, un italiano di Trento che credo abbia apprezzato.

lingue

Enrico non spiccica una parola di inglese, qualcosa parla di spagnolo, ma siccome c’ero io parlava sempre italiano, per cui ho passato la serata a tradurre dall’italiano all’inglese. Quando incontriamo altri italiani Connie si lamenta che parlano solo con me e a lei non la cagano, io mi lamento della stessa cosa quando incontriamo dei danesi, che parlano solo con lei.

Lungo il cammino si parla una specie di gramelot fatto della fusione di diverse lingue e tanto gesti. Per le cose essenziali funziona, la gente in qualche modo si capisce. Se pero si ha bisogno di esprimere qualche concetto più sofisticato, o anche solo dire qualcosa di spiritoso bisogna trovare una lingua in comune con l’interlocutore.

I nord europei in genere parlano inglese, non le persone più anziane però. I francesi, gli italiani e gli spagnoli in genere lo parlano poco. Gli italiani tendono a parlare un po’ di spagnolo, lo capiscono bene, ma fanno fatica ad esprimersi. E comunque sono pochino quelli che capiscono lo spagnolo tra i pellegrini. I francesi, con qualche eccezione parlano solo francese. Insomma la possibilità di comunicare con qualcuno è una corsa ad ostacoli.

percorso

Da Navarrete a Ventosa è circa un Bennet e mezzo. Il Bennet è la mia personale unità di misura delle distanze camminative. Quel po’ di allenamento che ho fatto prima di partire è consistito nell’ andare a fare la spesa a piedi, e il supermercato più vicino è esattamente a 5 km.

Colazione a Ventosa, un’ insalata e un bicchiere di Rioja a Nàjera (che si pronuncia come “nacchera”) e l’ultimo sforzo fino ad Azofra. Sforzo relativo, sono arrivato senza grossa fatica. 22 km in tutto. Quattro Bennet e qualcosa.

incontri

Per la strada abbiamo incontrato Douglas, un ragazzo portoricano perso di vista qualche tappa fa. Si era preso un mal di gola, ha avuto la febbre ed è restato in albergo a guarire e ora è ripartito. Sembrava stanco, ma contento di parlare con qualcuno. Una persona molto riservata.

Un altro incontro interessante è stato quello con un signore che suonava la chitarra lungo il Camino. Era di Santiago, e stava facendo il Camino al contrario e contava di imboccare ad un certo punto la vita Francigena e andare a Roma. Chiedeva offerte e gli ho dato un euro.

A Ventosa, al bar, c’erano due italiani, di Trento anche loro, che avevano un camper e due bici. Ogni giorno fanno una tappa. Si fermano in un paese, prendono la bici. Si fanno una ventina di km all’andata e poi al ritorno. Spostano il camper di venti km e avanti così. Hanno detto che fanno così per evitare il Covid.

le viti

Si è capito cosa sono quelle viti senza supporto che si vedono da tutte le parti. Un barman mi ha spiegato che sono le viti più vecchie, insomma una volta si faceva così. Sembra che abbiano rami molto forti, che non si piegano col peso dei grappoli, per cui questi non arrivano a toccare terra.

la gente

Guardando come la gente tratta i pellegrini mi sono fatto l’idea che questi siano visti, con qualche ragione, come persone ricche in vacanza. Si sottopongono a qualche relativo disagio, ma sono decisamente dei privilegiati rispetto agli abitanti dei luoghi che attraversano.

Il pellegrino è visto come pollo da spennare, in qualche modo.

personal

Lo zaino oggi sembra meno pesante e meno gonfio. O stanotte sono diventato più forte e meglio organizzato o ho perso qualcosa per strada.

In una settimana le unghie mi sono cresciute in modo esagerato, può essere un effetto dei camminare molto ?

foto

L’incapacità a Najera con la tovaglietta/carina che dice quanto mamma a Santiago
L’indalata a Najera con la tovaglietta/cartina che dice quanto mancaa a Santiago
Le viti senza supporto
Le viti senza supporto
Un pellegrino al cartello di quanto mamma a Santiago
Un pellegrino al cartello di quanto manca Santiago
La carbonara
La carbonara
L’albergue costruito dall’excellentidsimo senor presidente. Comunque tanto di sombrero, bellissimo posto.
L’albergue costruito dall’excellentissimo senor presidente. Comunque tanto di sombrero, bellissimo posto.

1 commento su “Azofra”

  1. In questo momento piove di brutto anche qui (il che è raro per quest’anno a Torino!), e allora penso a te, coi piedi nel fango e …lo zaino leggero, perché ti sei vestito pesante! 🙂

    Dai, che sei già ad un quarto del percorso! Forza Vins! 😉

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