Sono qui che parlo con Jose Ramon, mentre aspetto che si liberi il bagno del mio piano per fare una doccia. Jose Ramon sta cucinando un guanciale arrosto con patate. L’odore è buono, ma io non lo assaggerò: ho ordinato prosciutto e melone e spaghetti alla bolognesa (sic).
In stanza sono con Giuseppe. Non credo si chiami davvero così, gli altri italiani lo chiamano Giuseppe, ma è del Michigan e fa l’infermiere. Viaggia con un amico dominicano.
Ci sono altri italiani, un ragazzo vicentino e due signore milanesi.
L’ albergue è piccolo, ospita 12 persone in 3 stanze. Jose Ramon e sua moglie, giapponese credo, gestiscono e cucinano. Bene, tra l’altro. Il ragù alla bolognese non era male e gli spaghetti cotti al dente. L’unica cosa poco da ristorante italiano era la quantità: porzioni da almeno due etti e mezzo. Mangiati tutti.
Il viaggio
Siamo partiti abbastanza presto da Uterga. Pioveva, e ha continuato tutto il giorno, fin verso le tre. Ma ormai all’acqua e al fango per terra sono abituato.
Siamo arrivati in un attimo a Puente La Reina, una cittadina più grande dei paesini incontrati fin qui, e molto caruccia. Con un bel ponte del XI secolo sul Rio Arga, lo stesso che arriva a Pamplona.
Abbiamo incrociato diverse persone viste nei giorni scorsi. Quelli che avevano già fatto il cammino, diversi lo fanno più volte, si sono diretti senza esitazione verso una particolare panetteria con fama di essere molto buona.
Abbiamo ripetuto la colazione ( la prima, inclusa nel costo dell’albergue di Uterga era più che altro simbolica), comunque sì, oggi ho mangiato parecchio.
Il cammino da Uterga a Lorna è splendido.
Siamo passati, ad un certo punto, in un posto in cui un ragazzo, dall’aria mezzo fatta, ha allestito un punto di ristoro per i pellegrini. Panchine, tavolini, tavolino con frutta, caffè caldo, bibite varie. Tutto disponibile per chiunque passi. Chiede un offerta.
Prima di Lorca diversi villaggi fantasmi. Ben tenuti ma non si vede nessuno per strada.
ritmi
É sorprendente la velocità a cui ci si abitua a ritmi nuovi , anche molto diversi da quelli abituali. Le gambe ormai ritengono normale camminare per diverse ore al giorno, non si lamentano più di tanto. Il disordine implicito del viaggiare con la roba in uno zaino assume piano piano qualche contorno di razionalità. I varipezzi cominciano ad avere un proprio posto e li ritrovo facilmente.
Le abitudini mattutine e serali, la serie di gesti che fai arrivato all’ albergue e quando ti prepari a ripartire, diventano la nuova normalità.
paesaggi
Una delle cose più belle sono i paesaggi. Credo che le foto, almeno le mie, non riescano a rendere l’idea. Questo continuo saliscendi tra le colline li crea continuamente. La camminata è un film di belle immagini. Forse il tempo instabile di questi giorni li rende ancora più belli.