Ieri ho avuto un vivace scambio di idee su Facebook con Emanuela.
Avevo condiviso un link che parlava della proposta di Renzi di cominciare a pensare alla riapertura delle attività post lockdown ed è venuta fuori una cosa di questo tipo (vado a memoria):
- “ma lo lasciano ancora parlare questo qui ?” seguita da insulti vari
- “dai non è il caso di insultarlo, non potresti dirmi in cosa non sei d’accordo sulla proposta che fa ?”
- “non lo sto insultando, si chiama ironia, ma non tutti la capiscono”
- “va beh, ma l’hai letto l’articolo ?”
- “figurati se mi permetto di commentare una cosa che non ho letto”
- “allora dimmi su cosa non sei d’accordo”
- “non ha idee, io quello lì non sto ad ascoltarlo”
- “ma ti sto chiedendo di commentare proprio una sua idea, come fai a dire che non ne ha ? forse non ti piace questa idea, ma dimmi in cosa”
- “senti, tanto la pensiamo in maniera diversa”
- “direi di sì, sto cercando di capire la tua”
- “siamo in democrazia, ognuno può pensarla come vuole”
- “democrazia significa confrontare idee diverse per risolvere i problemi insieme”
… e via di questo passo, siamo andati avanti un po’, ad un certo punto mi ha accusato di stalkeraggio, le ho fatto notare che era lei a commentare una cosa che ho condiviso io e non l’ho più sentita.
Bah, donne !
No, ma Manu è simpatica. Ce ne fossero. Però mi ha dato da pensare questa difficoltà di comunicazione.
Donne, dicevo. Mi veniva in mente quella cosa che ogni tanto le donne ripetono, che devono impegnarsi il doppio degli uomini per ricevere metà dei riconoscimenti. Penso sia abbastanza vera. E penso valga anche per i costruttori di pace, per quelli che cercano dialoghi costruttivi, senza prevaricazioni.
Ci torno. Andiamo con ordine.
il tifo
Cosa dimostra soprattutto questo non dialogo? Secondo me che Manu, in questo caso, ma sono sicuro che capita spesso anche a me di fare quella parte, è vittima di un preconcetto. Beh, ovvio, direte voi. No, voglio dire una cosa che va un pelo più in là dell’ovvietà, peraltro ampiamente ripetuta, che lei Renzi non lo vuole ascoltare.
Il fatto è che Renzi lei non lo conosce. Neanch’io per carità, avrò sicuramente la mia dose di anti-preconcetto, magari con lo stesso tipo di motivazioni. Ma lei lo conosce meno di me. Sicuramente ha speso meno tempo ad ascoltarlo, ad informarsi su di lui, a cercare di valutare le sue proposte, a cercare di guardare le cose da quel particolare punto di vista.
Da dove arriva quindi questa avversione ostinata ? Secondo me dall’ambiente che lei frequenta, dal gruppo a cui sente di appartenere, dalle persone da cui vuole sentirsi stimata. Ed evidentemente il mantra anti renziano è parte definente di quel gruppo. Fa parte del collante, della divisa comune. Si chiama tifo.
Toccare questi meccanismi di appartenenza è toccare un nervo scoperto. Ripeto, credo ci siamo dentro tutti, magari in misure diverse. Ma ci sono dei tabù che non possiamo violare, se no veniamo espulsi dalla squadra. Ci sono cose su cui non possiamo nemmeno permetterci di accettare di discutere, “sono ovvie cazzo!”, “lo vedono tutti”, dobbiamo accettare la versione della Chiesa Ufficiale. Non possiamo rischiare di ritrovarci da soli.
Il senso di appartenenza, quindi. Ma questo senso di squadra si porta dietro anche la voglia di vincere a tutti i costi, la presunzione di essere nel giusto. “Gott mit uns”.
Insomma, un bel problema, soprattutto quando si connette alla politica, che per funzionare avrebbe un bisogno estremo di menti aperte, di disponibilità a guardare le cose dalla prospettiva degli altri, di capacità di trovare compromessi.
le ideologia
Ma non è tutto lì. Il preconcetto non è solo motivato dall’appartenenza.
L’altro brutto male sono le ideologie. Spiegazioni semplificate del mondo, ricette astratte che pretendono di poter riuscire a risolvere problemi concreti. Fedi che salvano il mondo senza se e senza ma.
Il male sono gli infedeli, quelli di fedi diverse. Il mercato, il socialismo, uno vale uno, l’ambiente prima di tutto, no, prima di tutto l’uguaglianza, i poveri, no, prima di tutto l’onestà, no, prima di tutto la libera impresa.
Se abbracci una di queste fedi hai istantaneamente diviso il mondo in buoni e cattivi. E i cattivi, quelli delle altre parrocchie, di sicuro non hanno idee che meriti ascoltare.
il leader bruciato
Tutte le volte che provo a parlare di Renzi con qualcuno, quando non mi scontro col tifo, o con le ideologie, finisco per scontrarmi col problema del leader bruciato. “Ah, ma tanto la sua stagione è finita”. “Ha avuto la sua occasione e l’ha sprecata”, “Aveva detto che se perdeva ..”
È una cosa molto americana credo. Lì perdi le primarie e non giochi più. Beh, magari ha anche un senso se in squadra ci sono tanti giocatori bravi e stai tirando a sorte chi resta in panchina. Ma se nella tua squadra hai Maradona e poi gli altri, Maradona non lo lasci in panchina anche se sbaglia un rigore.
Il consenso. Già, perché tutto ruota lì intorno. Sono le brutte regole di un brutto gioco. Un gioco in cui non importa poi davvero quanto giochi bene, ma quanto sei popolare tra quelli che pagano il biglietto allo stadio, tra quelli che votano.
Il personaggio politico è un prodotto da vendere, un immagine da costruire e piazzare. Squadre di esperti di statistica e marketing valutano cosa funziona meglio, misurano i riflessi di simpatia di qualsiasi battuta detta sul web, o riportata dai media. Soldi investiti in pubblicità, in “presenze” sul web, nelle televisioni. La bestia.
Probabilmente gli stessi esperti possono lavorare per la Ferragni o per un politico. L’importante è vendere il prodotto.
Che squallore, vero ?
Ma potrebbe essere diverso ? Credo di no. Non ora. non col livello di maturità degli elettori di oggi. Ci tornerò su questo, in qualche prossimo post.
i limiti di Renzi
Non è che non veda i limiti di Renzi. È sicuramente dentro questi meccanismi anche lui. Del resto lo ammette molto candidamente. La politica costa. Non si può abolire il finanziamento pubblico ai partiti e contemporaneamente quello privato.
Il lobbying. Qualcuno che investe nella tua carriera politica sperando di avvantaggiarsene una volta che tu sia al potere. Bruttino, insomma.
Ma dopo aver visto chi hanno portato al potere i 5 stelle percorrendo strade diverse (almeno all’apparenza) sono arrivato alla conclusione che, per ora, questo è il male minore.
il lato oscuro
Ma non è che voglia accontentarmi di questa minestrina riscaldata. Al momento tra i prodotti in vetrina sceglierei quello, ma vorrei tanto che la scelta fosse più ampia.
Vorrei, soprattutto, poter discutere di politica in modo serio. Discutere di problemi veri, di possibili soluzioni, senza mettere di mezzo un “questo l’ha detto tizio, quindi …”, o dei “quello cerca solo visibilità”, “questo farebbe il gioco di …”.
Ma sembra praticamente impossibile, oggi, sostenere una qualsiasi tesi senza schierarsi da qualche parte, riservandosi il diritto di approfondire, di capire meglio. “Ah, ecco, prima dicevi che …”, sì, poi ho capito una cosa in più e ho cambiato idea.
Si chiama intelligenza.
Dicevo sopra dei costruttori di pace. È possibile un approccio mite alle discussioni, pensate a Ghandi, a Gesù se volete. Affinare, come popolo, la capacità di confrontarsi senza voler distruggere l’avversario è fondamentale per la nostra evoluzione.
L’approccio urlato è più facile, paga di più nell’immediato, per i motivi a cui ho accennato sopra, e perché discutere con la clava, con le zanne, fa parte del nostro cervello da rettile, è una parte importante di noi che dovremo imparare a gestire meglio.
Chi decide di usare la mitezza farà davvero il doppio dello sforzo per ottenere pochi risultati.
Ma credo ne valga la pena.