Day After

Qualche considerazione sui risultati delle europee.

Il grande saggio

La maggior parte delle persone che conosco è in lutto, scrive disperata sui social che vuole emigrare, che la gente è scema o ignorante, qualcuno sparge colpe verso questo o quell’altro che doveva fare o non fare qualcosa che lui aveva detto da sempre. Qualcuno, della lega, gongola.

A me intristisce più questo tipo di reazione che il risultato in sé (peraltro ampiamente prevedibile). Finché non riusciremo ad aspettare il risultato elettorale con curiosità piuttosto che trepidazione, finché non riusciremo a guardare l’esito del voto come indicazione delle aree da migliorare, come giudizio di un saggio sulle nostre idee, piuttosto che come benedizione o maledizione, non saremo pronti per la democrazia.

Perché di un saggio, un grande saggio, si tratta. Il voto non è una gara. È un affidare ad un’intelligenza superiore una scelta che nessuno di noi ha gli strumenti per compiere con cognizione di causa. La visibilità sugli eventi, la conoscenza dei dettagli, la capacità di elaborazione di ognuno di noi è estremamente limitata. La saggezza collettiva, il merge dei mille punti di vista, non è solo un modo per mettersi d’accordo, è uno strumento potente per fare emergere le idee migliori, le soluzioni più adatte. Lo sperimentiamo ormai tutti i giorni: le pagine che le ricerche su internet portano alla nostra attenzione sono frutto di miliardi di micro votazioni. Quello che chiamiamo intelligenza artificiale non è altro che la cristallizzazione di miliardi di decisioni prese da esseri umani su vari problemi.

Funziona !

Sarà da migliorare, certo. Tutto è migliorabile, ma fidiamoci dello strumento che abbiamo ora: è il migliore possibile.

L’ondata nera

Nelle reazioni noto in particolare la paura di un ritorno al fascismo. Non la condivido. Anzitutto distinguerei bene gli spostamenti a destra dal fascismo. I primi sono assolutamente leciti e, in alcuni casi, auspicabili. Sono convinto che l’alternanza destra/sinistra sia semplicemente un motore con cui riusciamo a procedere. Nei periodi di stagnazione economica c’è bisogno di destra, di dare corda a chi ha l’entusiasmo di fare (certo, per guadagno personale, ma è la spinta a fare più potente che conosciamo), la destra accumula risorse, in mano a pochi, ma le accumula. Raggiunto un certo livello di ricchezza di pochi e di accresciuta tensione sociale, c’è bisogno di sinistra, c’è bisogno di ridistribuzione, ci si può permettere una maggiore attenzione ai più deboli.

Il fascismo mi sembra un’altra cosa. Non conosco l’ideologia che sta dietro ai gruppi neofascisti, se c’è. Mi son fatto l’idea che sia grosso modo folklore. Di cattivo gusto, certo, ma, visti anche i numeri, non mi sembrano fenomeni preoccupanti. Mi sembra, anzi, che si nutrano dello scandalo che danno, delle reazioni che suscitano sulle persone genericamente di sinistra. Molte di queste, a loro volta (non me ne vogliano), mi sembrano esibire semplicemente un folklore di natura opposta. Sono abbastanza convinto che entrambi i gruppi, spogliati dei preconcetti e degli opposti simboli, faticherebbero a trovare il reale oggetto del contendere.

I migranti

No, non penso che ci sia voglia di fascismo in chi ha votato lega. Certo c’è xenofobia, egoismo, paura. Certo abilmente amplificati e pilotati. Ma anche sottovalutati e, passatemelo, disprezzati dalla sinistra. Disprezzare il sentimento di paura verso l’immigrato è un modo sicuro per buttare chi questo sentimento ce l’ha nelle braccia di chi invece lo coccola. Credo sia stato un grosso sbaglio della sinistra, e dovrebbe essere ora un grosso tema di riflessione. Prendersela con Minniti che provava a risolvere un problema comunque reale (anche se abilmente amplificato) ha dato più forza agli untori.

La sicurezza

Continuo a pensare al video di quella signora che inveiva, in una manifestazione contro Casa Pound, verso i poliziotti urlando “Voi da che parte state?”. La faccia del poliziotto in prima fila lo diceva molto chiaramente da che parte stava: dalla parte di quello che ha bisogno di portare a casa uno stipendio a fine mese, e in quel momento si chiede perché non ha fatto il bidello.

“Sì, ma quelli inneggiavano alla violenza, stavano facendo apologia di reato e la polizia non faceva niente”, direte voi. Ma l’unico modo sensato di reagire alle idee violente è con idee non violente, e queste ultime non le puoi imporre con la violenza. L’unico modo sensato di reagire è manifestare pacificamente, dialogare con gli indifferenti, questo sposta i voti nella direzione giusta.

Quel video, diffuso e ridiffuso da militanti si sinistra per dimostrare la cattiveria della polizia, ha di fatto spostato molti voti verso chi invece la polizia la difendeva dicendo che i delinquenti erano gli antifascisti.

Antifascisti

Perché anti ? Perché non si dice non fascisti ? Anche accettando che il fascismo non sia un periodo storico finito quasi ottant’anni fa, ma un veleno ancora circolante e pronto a contaminarci, ha davvero un opposto ? Un solo opposto ? Non so cosa viene in mente a voi, ma se esiste un distillato di fascismo che, al di là del richiamo folkloristico o della nostalgia/rievocazione storica, può ancora albergare nel cuore delle persone, e contro cui ha assolutamente senso lottare, è semplicemente questo: Fascismo è imporre le proprie idee con la violenza e non col dialogo. Ma non è esattamente quello che fanno gli antifascisti ? Cosa voleva fare quella signora in quella manifestazione se non imporre la sua idea con la forza? Si illudeva di convincere qualcuno che già non la pensava come lei? Cos’è stato impedire ad una casa editrice di esporre al salone del libro ? (una casa editrice, non un’armeria !). Perchè anti ? Non è che è già segno di fascismo questa ansia di trovare nemici ?

Le alternative

E che alternative c’erano ? Una sinistra che non riesce ad aggregarsi su niente ? Preda di personalismi e lotte interne ? Che non ha democrazia interna ? Immagino che molti non siano d’accordo su questo, mi piacerebbe parlarne, ma mi sembra che quel poco di dialogo interno limitato e zoppicante che sono riusciti a mettere su i cinque stelle sia più di quello che offre il PD ai propri iscritti (non ditemi che la democrazia interna sono le primarie, please).

Le proposte economiche della sinistra, quando ci sono, sono blande e poco attraenti. Non credo ci vorrebbe molto. Ad esempio non abbiamo un partito che propone l’eliminazione del denaro contante per eliminare evasione, corruzione e malaffare, sarebbe una proposta assolutamente di sinistra e spopolerebbe: perché diavolo non la fanno ?

Insomma

Questa per la sinistra deve essere una sfida, non una maledizione. Una splendida occasione per una riflessione autocritica.

E per i leghisti c’è poco da gongolare: l’Europa non è come la sognavano loro e per l’Italia isolarsi rischia di essere un boomerang. Si stanno mettendo al timone di una barchetta nella tempesta, spero ne siano consapevoli.

2 pensieri su “Day After”

  1. Un analisi della ns situazione politica attuale molto lucida e al di sopra delle parti, grazie leggerti mi.ha fatto bene! Complimenti!

  2. Dissento e proverò a motivarne le ragioni con pacatezza, sulla falsariga di quanto hai scritto tu.

    Il grande saggio
    Mi sento anch’io in lutto, nel dopo voto, perché non mi piace affatto questa Italia che vota Lega perfino a Lampedusa e Riace o, più in generale, in tutto il Sud. Fino a qualche anno addietro, il “capitano” cantava canzoncine sui napoletani che “puzzano come cani” e invocava un intervento risolutivo del Vesuvio. Se è lecito cambiare idea, a me risulta insopportabile la troppo corta memoria dei miei conterranei che farebbero bene a rileggere lo statuto del partito ex padano che, però, non ha affatto ripudiato la secessione. Chi pagherà un prezzo molto alto se saranno approvate le nuove regole per l’autonomia regionale saranno proprio i meridionali, masochisti per scelta o per ignoranza.

    Perché intristirsi delle reazioni di molti a causa del risultato delle elezioni, sia pure ampiamente prevedibile? Limitarsi alla sola curiosità e non evidenziare il proprio disagio mi sembrerebbe davvero bizzarro, come se potessimo asetticamente partecipare al contributo di nuova conoscenza che ne deriva, mettendo da parte ogni altro sentimento: un cicinin disumano, a mio parere. Il voto, semplificando, è davvero una gara, nel senso che determina vincitori e sconfitti nonostante i voli pindarici di molti politicanti che trionfano persino quando perdono. Esattamente come prevede la democrazia che assegna l’esercizio del potere ai primi e la facoltà di controllo ai secondi. Come non preoccuparsi ancor di più se il partito vittorioso persegue obiettivi e traduce in leggi dello Stato argomenti quali la “legittima difesa preventiva”, la “flat tax” che, se fosse davvero piatta, risulterebbe anticostituzionale, l’utilizzo della ruspa per eliminare i campi rom senza minimamente preoccuparsi di una qualche soluzione alternativa, l’interdizione a priori dei porti a qualunque nave che salva esseri umani? La netta vittoria di un partito il cui leader, capo del governo “de facto”, mira all’ulteriore aumento del nostro colossale debito pubblico e risponde “Chi se ne frega?” quando qualcuno gli fa notare il conseguente incremento dello spread dei nostri titoli di Stato?

    Mi domando: chi stabilisce, a partire da una presunta saggezza collettiva, quali siano le idee migliori o le soluzioni più adatte? Un algoritmo che non è asettico poiché qualcuno l’ha implementato o lo implementerà seguendo criteri difficilmente verificabili e condivisibili?

    L’ondata nera e la sicurezza
    La paura di un ritorno del fascismo, in una forma storicamente diversa, non è solo legittima ma, addirittura, doverosa. Lo dobbiamo a quelli che il fascismo, o qualunque altro tipo di dittatura, ha ucciso, incarcerato, torturato, esiliato. La paura, se motivata e non indotta o fomentata da un ministro degli interni, è lo strumento indispensabile per intravedere un pericolo e, possibilmente, prevenirlo. Purché non degeneri in immotivata ossessione, naturalmente.

    Restando nell’ambito della semplificazione economica “destra-sinistra”, non è affatto vero, purtroppo, che la ridistribuzione della ricchezza avvenga in modo automatico, anzi: la forbice della disuguaglianza si allarga sempre di più. Basta leggere il “Rapporto Oxfam” discusso a gennaio di quest’anno durante l’Economic Forum di Davos. Nel 2018, la ricchezza dei 3,8 miliardi di persone più povere della terra è diminuita dell’11% contro un incremento del 12% dei più ricchi. Una situazione analoga si registra in Italia, particolare trascurato anche dalla sinistra – o meglio, dal centro-sinistra – al governo nel nostro Paese negli ultimi anni. Ma quest’argomento, certo, riguarda più il capitalismo che il fascismo.

    Ridurre a folklore le manifestazioni degli attuali gruppi neofascisti e, di contro, le “reazioni che suscitano sulle persone genericamente di sinistra” significa dimenticare cosa è accaduto in Italia non solo durante il ventennio ma anche a partire dalla strage di Piazza Fontana in poi, gli anni del terrorismo nero che è stato una concausa della nascita del terrorismo rosso. Personalmente non ritengo efficace partecipare alle proteste contro Casa Pound o Forza Nuova ma non mi sento affatto di giudicare coloro che lo fanno come persone animate da preconcetti e prive di un reale oggetto del contendere.

    I migranti
    Xenofobia, egoismo e paura immotivata non sono sufficienti per etichettare come fascista chi li prova ma costituiscono una buona base per avviarsi su quella strada. Il fenomeno della migrazione rappresenta un problema davvero enorme che l’Europa dovrà affrontare più seriamente di quanto non abbia fatto e non faccia. Davvero la soluzione è quella di Salvini e dei suoi amici di Visegrad che vogliono, semplicemente, impedire gli arrivi a tutti i costi? Le azioni messe in pratica dal ministro della paura, colpevolmente supportato dai 5S, non si sono limitate alla fantomatica chiusura dei porti ma hanno sistematicamente smantellato ogni simulacro di accoglienza. Negli ultimi anni in Germania sono arrivate milioni di persone mentre l’Italia non ha neppure firmato il “Global Migration Compact” dell’Onu, una semplice dichiarazione dei principi che dovrebbero regolare il flusso mondiale dei migranti. E, ancora: immaginiamo, per un momento, che nel nostro Paese scompaiano tutti gli extra comunitari irregolari ad oggi presenti e non ne arrivi più nemmeno uno. Si risolverebbero, per incanto, tutti i veri problemi degli italiani quali la disoccupazione, la criminalità organizzata, la corruzione, la decrescita economica, il debito pubblico, la burocrazia, le lungaggini della giustizia e … chi più ne ha più ne metta?

    La difesa delle forze di polizia, sempre e comunque, come lavoratori che fanno il loro mestiere è molto “pasoliniana” e sarebbe anche del tutto legittima se non fossero mai accaduti, ad esempio, i fatti di Genova, della scuola Diaz e di Bolzaneto. In quei luoghi la violenza è venuta da una parte sola, pianificata e costruita ad arte come costruite ad arte e del tutto false erano le prove per giustificarla. Ammiro i non violenti ma non sono, e non aspiro ad essere, il Mahatma Gandhi.

    Antifascisti
    Il prefisso “anti”, nelle sue diverse accezioni, significa “contro”. Rispetto al fascismo, che sia solo propaganda ideologica o regime totalitario, non si può essere “non” ma decisamente “anti”. Sarebbe bastato un cicinin di “anti”, a partire dal primo dopoguerra fino alla marcia su Roma, per evitarci vent’anni di dittatura ed una seconda guerra mondiale. L’illuminata classe dirigente liberale dell’epoca ha considerato il fascismo, nonostante tutte le sue innumerevoli manifestazioni violente, poco più che un fenomeno temporaneo e, soprattutto, controllabile. Conosciamo bene le conseguenze e, se la Storia davvero insegna qualcosa, dovremmo aver imparato l’importanza, in certe occasioni, di essere “anti”. Questo non significa impedire ad una casa editrice di partecipare al Salone del Libro ma, se fossi stato costretto a scegliere – come è accaduto – tra Casa Pound e la partecipazione di Halina Birenbaum, una delle ultime sopravvissute alla Shoah, non avrei avuto dubbi. Non cerco affatto nemici “a priori” ma questo non significa che i “nemici” da cui stare in guardia non ci siano e che, nel caso, vadano combattuti.

    Le alternative
    La sinistra paga, ancora oggi, un suo difetto atavico e devastante: come in una religione, ogni partito, gruppo, persona che ne fa parte ritiene di possedere la sua propria verità. Quando, ovviamente, tali verità tutt’altro che oggettive, contrastano fra di loro, ci si massacra allegramente all’interno della sinistra stessa, dimenticando del tutto quali siano i veri avversari. Al momento lo stanno facendo i simpatizzanti del PD e quelli che, all’interno del M5S, si ritengono di sinistra. Trovare una sintesi è difficile, così come difficile è proporre soluzioni di problemi complessi che siano semplici e immediatamente comprensibili.

    La riduzione dell’utilizzo del contante, ad esempio, è stata proposta in più occasioni, a partire da Bersani, e, pur essendo semplice e comprensibile, è stata accolta con scarso riscontro e scarsissimo entusiasmo. Considererei un passo avanti significativo se la sinistra riuscisse, finalmente, a formulare e mettere in pratica qualche concreta proposta per migliorare, almeno un poco, la vita dei meno abbienti. Istruzione e asili nido davvero gratuiti per tutti, ad esempio.

    Insomma
    All’interno del Movimento 5 stelle, per quanto mi sforzi, non riesco a vedere neppure un indizio di dialogo interno: al primo accenno di dissenso le espulsioni sono immediate come dimostrano i casi, ad esempio, di Pizzarotti e di De Falco. Mi è insopportabile che l’ultima parola sia stata sempre e comunque riservata a quel sovrano senza trono che è Beppe Grillo, il garante unico, indiscusso e indiscutibile. Possiamo considerare davvero come terreno di confronto l’incontrollabile piattaforma Rousseau sulla quale perfino la formulazione del quesito riguardo a Salvini e la nave Diciotti risultava quanto meno equivoca? È sintomo di reale dibattito interno affidare agli iscritti, con un voto on line, la conferma o meno di Di Maio come capo politico o, invece, è solo un rifuggire la propria responsabilità individuale di fronte ad una catastrofe elettorale? Il PD ha molti difetti ma ritengo le primarie e lo svolgimento di un regolare congresso un “minimo sindacale” che va comunque difeso e preservato.

    Ad una seria riflessione autocritica dovrà seguire la ricostruzione di un’alternativa credibile. Un’impresa non da poco e che, nei fatti, non potrà che passare da nuove elezioni e da un periodo in cui le carte le avrà probabilmente in mano il centro-destra o, addirittura, la destra-destra. Sempre che non ci si scatafasci prima, a causa della situazione economica e dell’aria che tira. Speruma bin …

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