Un mio amico che in gioventù frequentava ambasciatori e nobiltà varie, mi raccontava di non so quale contessa che sosteneva che le tre cose di cui non bisogna mai parlare in società sono: sesso, religione e politica. Delle prime due un po’ ho già accennato. Per allontanare definitivamente questo blog dai conviti sociali mi mancava la terza, e l’occasione possono essere le imminenti elezioni europee.
Software che ti consiglia il partito
L’idea per questa chiacchierata arriva dal fatto di aver trovato, via FaceBook, un link ad un sito (euandi2019) che ti suggerisce quale partito votare in base alle risposte che dai ad una serie di domande proposte. Un software divinatorio simile è presente sul sito de LaStampa, ne ha uno anche Repubblica e c’è anche questo (isidewith), che non è male. Perlomeno offre link di approfondimento sui temi che ti propone.
Dopo aver giocato un po’ con tutti ed aver visto i risultati e i commenti di qualche amico che ha fatto lo stesso, la sensazione generale è che questi test proiettino una visione appiattita della politica: i partiti sembrano tutti uguali. Sensazione anche più acuta nel caso i test emettano percentuali di aderenza ad un partito o all’altro: ti viene detto, in genere, di essere allineato a partiti da cui ti senti molto distante.
Il test de LaStampa produce meno questo effetto, ma c’è il trucco. Credo che per ogni argomento abbiano chiesto ai vari partiti la domandina/filtro da mettere. Il risultato è che a seconda della formulazione della domanda scelta, si seleziona molto nettamente un partito o l’altro, ma spesso è solo uno scherzo retorico: le risposte non sono poi così diverse. Guardate, ad esempio, le domande sul problema migranti:
- Le leggi sull’immigrazione le fa l’Italia, non l’Ue. Protezione frontiere e respingimenti dei migranti
- Redistribuire migranti, strategia comune per bloccare irregolari e rimpatriare chi non ha diritto. Piano Marshall per l’Africa
- Ricollocazione obbligatoria dei migranti, rimpatri volontari e più fondi all’Africa
- Ingresso per ricerca lavoro, canali per richiedenti asilo, soldi per inclusione sociale, chiusura Cie, abolizione norme contro soccorso in mare
- Ripartire migranti tra Stati, sanzioni per chi non li accetta, gestione comune delle frontiere, vie legali per profughi e più fondi per l’Africa
- Difendere propri confini aumenta conflitto tra Stati. Serve piano europeo per ingressi, espulsioni, garanzie, integrazione
Si delineano bene i due schieramenti opposti di chi vuole il totale respingimento da una parte o la incondizionata accoglienza dall’altra, e in mezzo varie proposte moderate che di fatto non si escludono a vicenda. Francamente non saprei attribuirle ad un partito o all’altro, ma sembrano destinate a riconoscere un’appartenenza di pancia più che una posizione su cui ha senso esprimere un parere.
Insomma, mi piace l’idea di questi orientatori al voto, ma la si potrebbe realizzare meglio. Ho apprezzato il fatto che il test euandi 2019 si prenda la briga di dirti da chi è fatto, e con quale metodologia.1.
Forse il problema è che le differenze tra i partiti non sono davvero così evidenti, o, più probabilmente, fanno tutti attenzione a non dire con troppa precisione come la pensano davvero. Ma allora su che base votiamo? Riusciremo mai ad uscire davvero dal tifo calcistico e decidere su cose concrete? Paradossalmente la ventata populista sembra produrre un effetto positivo in questo: almeno riesci a trovare delle posizioni da cui nettamente ti senti respinto. Insomma, si ha un po’ la sensazione di stare scegliendo qualcosa, ma è una magra consolazione.
Come lo si potrebbe fare
Credo che Il software applicato al voto, alla democrazia in generale, potrebbe fare molto di più. Proviamo a ragionarci un po’, e magari a stendere delle specifiche preliminari.
Di cosa abbiamo bisogno? Il problema di fondo è come permettere ad un gruppo numeroso (50 milioni se consideriamo l’Italia o 400 milioni per l’Europa) di persone di prendere decisioni per il bene collettivo.
Queste decisioni possono riguardare:
- direttamente i vari temi
- le persone a cui delegare queste scelte
- i gruppi (partiti) a cui deleghiamo la scelta delle persone a cui verranno delegate le scelte
- varie sfumature tra le tre.
Tutti i test elencati sopra sembrano indirizzare la scelta sui temi, il che, per inciso, è strano. Se alla fine quello che voto sono nomi di persone, quello che veramente mi servirebbe per decidere seriamente è l’Anagrafe degli Eletti proposta dai Radicali e la voglia/il tempo per analizzarli. E magari giornali/blog/social networks che predigeriscano per me le informazioni che contiene.
Sicurezza, trasparenza … ca va sans dire.
Ma torniamo al software: un requisito fondamentale dovrà ovviamente essere l’identificazione univoca del votante, e la sicurezza che non voti sotto coercizione. L’anonimità del voto potrebbe non essere un requisito fondamentale: se voto persone o partiti è importante, per evitare voti di scambio o rappresaglie, ma se voto idee, diventa fondamentale non solo l’appoggio ad un’idea altrui, ma la discussione, la partecipazione a crearla, modificarla. Tutte cose che sembrano quasi in contrasto con l’anonimato. Il voto palese (o meglio la discussione palese) sembra, tra l’altro, di per sé una soluzione all’identificazione del chiamante: se quello che esprimo non è solo un sì o un no, ma un pensiero un minimo più elaborato, è difficile che qualcuno lo possa fare al mio posto, per lo meno in massa.
Altri requisiti di carattere generale dovrebbero essere l’assoluta trasparenza: il codice deve essere open source, le basi dati devono essere ispezionabili da chiunque. Deve essere robusto, a prova di hacker, ospitato su server pubblici (altro inciso: non è strano che i 5S, anche una volta al potere, non abbiano reso statale ed estesa a tutti la piattaforma Rousseau ?).
Niente partiti precostituiti
Supponiamo di eliminare i partiti. Lo scopo del partito in fondo è proprio quello che assumerebbe questo software: identificare i contorni di insiemi di idee che possano essere votati da una maggioranza di votanti e realizzati da un gruppo di eletti.
Fermiamoci a questo “identificare un insieme di idee”. E’ questo che dovremmo fare: dato un pool di idee, possibili soluzioni a problemi, sceglierne un sottoinsieme che sia appoggiato da una maggioranza. O forse, meglio: scegliere più sottoinsiemi appoggiati da gruppi significativi.
La differenza tra queste due formulazioni è la differenza tra democrazia diretta e rappresentativa (vedi sotto).
Le idee
Immaginiamo di essere riusciti, in qualche modo, ad inserire in una base dati una serie di proposte politiche. Non so, cose del tipo: “Liberalizziamo le droghe leggere”, “Fermiamo la TAV”, “Spariamo ai migranti quando li vediamo in mare”, “Diamo 10000 euro al mese a quelli che si chiamano Vincenzo” etc.. Il tutto magari affiancato da un insieme di link a documenti, discussioni (ad es. su Kialo) che ne permettano l’approfondimento.
La base dati e il software permettono ad ognuno di esprimere la sua preferenza o avversione verso un insieme molto ampio di queste idee. E’ già una sfida di per sé, soprattutto la formulazione, l’inserimento, la discussione, l’evitare doppioni lasciando però respiro alle diverse sfumature. Supponiamo, però, di esserci riusciti: le idee sono lì e sono solo più da votare.
I votanti
Supponiamo a questo punto di aver trovato il modo per far votare tutto a tutti (in realtà è il votare stesso a definire l’insieme utile delle idee: quelle che nessuno vota è come non esistessero).
Supponiamo anche di essere stati capaci di dare pesi diversi ai diversi votanti in modo sensato (potreste non essere d’accordo, ma a me sembra che, come per l’anonimato, passare dal votare persone al votare idee comporti il superamento di qualche tabù: se voto idee sarebbe davvero triste se non tenessi in qualche modo conto di quanto un votante ha davvero capito l’argomento, ad esempio).
Ma supponiamo di aver superato anche questo ostacolo e di avere in questa base dati l’elenco delle idee e, associato ad ogni idea, la valutazione di ogni singolo votante, assieme all’importanza che il votante dà alla questione, e alla competenza del votante stesso.
Democrazia diretta o partiti dinamici
A questo punto può partire un’elaborazione con due obbiettivi abbastanza diversi:
- posso cercare di individuare un’insieme di idee appoggiato dalla maggioranza più ampia e qualificata possibile.
- posso cercare di identificare gruppi di votanti coesi e più ampi possibile.
In pratica è la scelta tra democrazia diretta e rappresentativa.
Diretta
Nel primo caso ho tirato fuori dai votanti le decisioni finali: quello che mi serve sono dei tecnici che le attuino. Ho sicuramente scontentato più gente: il set di scelte che emerge sarà quello che scontenta un po’ di meno. Non genererà grandi passioni, ma sarà immediatamente chiaro cosa fare.
Rappresentativa
Nel secondo caso ho creato dei partiti. Ho selezionato gruppi di persone che la pensano in modo simile su molti temi. Ho identificato idee ben rappresentate. Gli appartenenti a questi gruppi saranno appassionati, vitali. Ma nessun singolo gruppo potrà prevalere in assoluto sugli altri. Per attuare le idee di un gruppo ho bisogno di rappresentanti che sappiano mediare con gli altri gruppi/insiemi-di-idee. I rappresentanti, in questa seconda ipotesi saranno politici, non tecnici.
Variabile
La cosa interessante è che questa distinzione, tra democrazia diretta e rappresentativa, può non essere netta, (posso dosare quanto il sistema deve cercare ampio consenso a scapito di coesione, in pratica posso scegliere a priori il numero di partiti da 1 a N) e soprattutto questa scelta può essere essa stessa oggetto di voto.
Le persone
Ovviamente bisognerà votare anche gli eletti, tecnici o politici che siano. Se uno vuole candidarsi semplicemente lo dice: io sono a disposizione. Siccome i potenziali eletti sono anche votanti il sistema potrebbe proporre ad ogni votante i candidati che hanno votato in modo simile a lui e, in puro stile social network, tirare fuori la squadra di governo o il partito in base alle reputazioni dei vari profili. La partecipazione alle discussioni, l’aver proposto le idee più votate, la competenza, diventano punti che portano ad essere eletti.
Vincoli
Nessun’idea è un’isola. Le idee si condizionano a vicenda, specialmente sul piano economico. Potrebbe non avere senso votare per il reddito di cittadinanza e contemporaneamente votare per un abbassamento delle tasse. O comunque, se auspico che determinate scelte, che comportano nell’immediato introiti minori, abbiano un effetto economico positivo nel tempo devo tenere conto della variabile temporale. Se voto per una scommessa devo tenere conto del suo piano B. Ci sono scelte che sono ambientali (non nel senso di Greta, ma nel senso che condizionano molte altre scelte). Il software che permette di votare dovrebbe tenere conto di questi vincoli, e non permettere voti incoerenti. Votare dovrebbe essere, in qualche modo, simile a giocare a Sim City.
Vincoli a lungo termine
Un ultimo aspetto che questo software dovrebbe tenere in conto è quello del tempo. Le scelte di governo hanno uno span temporale. Anche quelle che sembrano di portata immediata acquistano o perdono valore a seconda di scelte che vengono fatte prima o dopo. Le scelte economiche soffrono del debito prodotto dalle generazioni precedenti e migliorano o peggiorano il futuro delle prossime. Alcune scelte, come i piani di ricostruzione a fronte di guerre o crisi, hanno span più lunghi di quelli di un singolo governo.
Per evitare che un periodo di cattivo governo possa avere conseguenze nefaste a lungo termine, ai singoli governi vengono posti pesanti limiti, ad esempio sulla possibilità di indebitarsi. Un’altra fonte di limitazioni sono gli accordi economici tra gli stati.
Il software di voto deve tenere conto di tutto questo e permettere le scelte che ipotecano maggiormente il futuro solo sulla base di maggioranze estremamente ampie, o in casi estremi, vietarle del tutto. Potrebbe esserci un rispetto per le prossime generazioni cablato nel codice.
Ma si può fare ?
Direi di si, e sono pronto a scommettere che un social network con caratteristiche simili a queste verrà fuori in tempi brevi. Credo che a quel punto non sia nemmeno necessario che qualcuno lo incoroni e lo metta al potere. Milioni di persone che convergono su un insieme di idee governano. Punto. Il resto sono chiacchiere e distintivo.
- Dicono anche che il programma deriva da un SW su GitHub, chiamato Societly. Sono andato a vedere ed è presentato come “Web application to help university clubs and societies manage their members”. Bah … ↩