A casa di Tom e Alina
A Tel Aviv alla densità di rabbini che vedevamo a Gerusalemme si sostituisce quella delle reti wifi. La password del nostro wifi è il numero di telefono di Alina, servisse.
All’autista del taxi Tel Aviv non piace perchè non c’è niente. “There is only the beach”. Vedremo. D’altra parte per lui sono importanti solo i luoghi sacri della cristianità: lui vive di quello. Quando contrattavamo il prezzo ha tenuto a farci sapere che lavora molto a Milano coi francescani, e ci ha chiesto se eravamo cristiani, quasi come patente per essere accolti nel suo taxi.
Cena
Enzo: – Guarda! C’è un Pizza Hut.
Edo: –
Enzo: – Ma è la catena di pizze più famosa al mondo.
Edo: È anche famosa tra gli italiani per fare schifo.
Enzo: Gli italiani hanno la puzza sotto il naso.
Edo: Hanno la pizza sotto il naso.
È finita ad hamburger.
Spesa
Ieri abbiamo comprato un po’ di roba al supermercato. La cosa essenziale erano le cialde per la macchinetta del caffè, ma le ho sbagliate (credevo che le nes-qualcosa fossero tutte uguali, invece le nescafè che ho preso io sono più grandi delle nespresso che accetta la macchinetta). Quindi colazione al bar, c’era un altro gruppo di italiani: siamo dovunque.
Davanti al bar era scoppiato un idrante.
Nella nostra strada, due isolati più in là c’è una casa che somiglia alla Pedrera di Gaudì
Old Jaffa
(ma si dice iafo)
Abbiamo affittato le bici e ci siamo fatti tutto il lungo mare fino alla città vecchia.
Bellissimo.
Ci sono ogni tanto degli spot con macchine da fitness all’aperto (tipo i giochi dei bimbi, ma per grandi, e ci giocano anche i bimbi): mi sembrerebbe un’ottima idea per tutte le città.
All’arrivo alla città vecchia le bici non sapevamo dove lasciarle: tutti gli slot occupati, eccetto tre che erano rotti (qualcuno si è preso le bici a forza, lasciando l’attacco dentro … siamo proprio dovunque).
Mercatini
C’era questo ragazzo simpaticissimo a cui abbiamo lasciato un capitale per dei ninnoli che costavano meno della metà alla bancarella dopo.
E c’era questo negozio di cose artistiche tenuto da due brasiliani a cui abbiamo lasciato cinque capitali per delle donne lunghe di legno e delle galline di terracotta.
Due passi e sei nel mercatino delle pulci, in cui vendono scarpe usate e simili.
Estrema povertà e estrema ricchezza convivono spalla a spalla. Ma è comunque una povertà dignitosa, sguardi segnati e profondi.
Si mangia
Siamo finiti in un posto caro, spero sia buono.
Buonissimo in effetti. È la prima volta che mangio dei falafel che non sono secchi dentro. Davvero buoni. E il cameriere mi ha fatto i complimenti per la scelta.
Stanchi
Ho comprato una tastiera bluetooth con layout israeliano. Non che ci tenessi alla seconda cosa, anche se fa molto “Ce l’ho da quando ero nel Mossad”, l’ho presa per il bt, e ho messo il layout US international, ma per il momento non ho la mappatura dei caratteri accentati, trovero’ il modo. Comunque e’ una figata.
Alla fine, caro tassista, anche se a Tel Aviv ci fosse solo la spiaggia varrebbe la pena venirci e forse viverci (non fosse così costosa … ). Ci siamo divertiti un sacco con le bici, abbiamo girato per i negozi, speso altri due capitali in ninnoli, e visitato la zona con gli edifici bauhaus.
Ci sono un sacco di negozi che vendono oggetti artistici, anche molto belli.
Muezzin
Alla fine avevo capito male, pensavo che, a parte la zona di Gerusalemme che era condivisa tra le tre religioni monoteistice il resto di Israele fosse rigorosamente ebraico.
Invece il miscuglio continua anche qui, la città vecchi è piena di arabi, e ci sono ovunque torrette coi muezzin che cantano. E molte chiese cristiane, in genere antiche.
Cena
Edo ha scelto un ristorante vegano, abbiamo tipo attraversato il mar rosso per arrivarci, ma vedendolo ci è sembrato un po’ tristino, abbiamo scelto la creperie di fianco, tristina anche lei, ma un po’ meno.
A me ‘sta cosa che non si possa avere una crepe prosciutto e formaggio dà fastidio.
Mi hai fatto proprio venir voglia di tornare in Israele solo per visitare meglio Tel Aviv, oltre a Gerusalemme che ho visto e apprezzato l’altra volta.
A noi è piaciuta molto. Chiaro che Jerusalem è una cosa diversa, forse dipende dall’atteggiamento con cui ci vai ..
E tu con quale atteggiamento ci sei andato? Non credo solo per vedere quanto erano kitsch gli addobbi, vero?…
No, l’ho anche scritto: gli addobbi sono stati una delusione, anche se un po’ lo mettevo in conto. Ci sono andato per “respirare un po’ di soprannaturale”, non so dirlo meglio. Io, nel corso del tempo, sono diventato sempre più critico verso le chiese, soprattutto quella cattolica, ma ho sempre cercato di non buttare il bambino con l’acqua sporca, e la figura di Gesù la trovo ancora affascinante, anche se credo non sia facile capire, tra le cose che ci sono arrivate, cosa abbia davvero detto lui, e soprattutto perché. E in questa “operazione di recupero/pulizia” una camminata nei luoghi dove si presume che lui sia stato assume comunque un significato particolare, quasi magico.